PALERMO – Non solo l’uomo misterioso alla guida della Smart. Ma anche chi ha nascosto la pistola con cui Calogero Piero Lo Presti ha ucciso il fruttivendolo Andrea Cusimano e coloro che ne hanno ostacolato l’arresto al mercato del Capo. Tutti insieme rappresentano quella che il giudice per le indagini preliminari Ermelinda Marfia definisce “una moltitudine di persone ostili ai carabinieri”.
Dopo avere fatto fuoco contro la vittima, il giovane Lo Presti ha cercato di fuggire. Non aveva più la calibro 38 di fabbricazione francese da cui sono partiti i colpi mortali. Si tratta di un’arma intestata ad un uomo morto nel 2002. È stata ritrovata in una palazzina vicina al mercato. Il killer non ha avuto il tempo di disfarsene prima di scappare, l’ha passata di mano a qualcuno che l’ha nascosta. Circostanza che avvalora, ancora di più, la tesi dell’agguato premeditato.
Più estemporaneo, ma non meno grave, il lavoro sporco di “diverse persone, non meglio identificate, che si avvicinavano tentando di ostacolare l’arresto”. E ci sono pure i possibili altri protagonisti della lite che ha scatenato la follia omicida. Finora sono stati identificati il padre di Lo Presti e il fratello della vittima, ma potrebbero avervi preso parte altre persone che sarebbero a conoscenza del motivo della discussione. È sugli incassi dello spaccio di droga e delle rapine che si concentrano gli investigatori alla luce dei precedenti penali di vittima e carnefice.