Quella "testa calda" di Lo Presti | "Ci si stava ammazzando" - Live Sicilia

Quella “testa calda” di Lo Presti | “Ci si stava ammazzando”

Da sinistra Andrea Cusimano, il luogo del delitto e Calogero Lo Presti

Esuberante, sorvegliato speciale e assassino: il percorso del giovane "killer".

L'OMICIDIO DEL CAPO
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3 min di lettura

PALERMO – Era il 2010 e il nome di Calogero Piero Lo Presti faceva capolino nelle intercettazioni che avrebbero portato, un anno dopo, all’arresto di capi e gregari della mafia di Porta Nuova da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo.

Aveva appena 16 anni, quando di lui parlava il nonno omonimo, lo zio Pietro che reggeva le sorti del mandamento. “Testa calda”, sorvegliato speciale e killer: è una parabola drammatica quella del giovane Piero. Risse, cattive frequentazioni, furti e infine l’omicidio di Andrea Cusimano, avvenuto sabato mattina, nel mercato del Capo.

In un dialogo fra il nonno e Tommaso Di Giovanni, nipote del vecchio Lo Presti e pezzo grosso della mafia di Porta Nuova, emergeva l’esuberanza del ragazzino: “Piero all’epoca si ci stava ammazzando… questi sono di mio nonno… sapevi che mio nonno aveva problemi con questi e tu e la sei andata…. il bambino di sedici anni”.

Esuberante, pure troppo. Come quando assieme ad altri amici si presentò in un locale di via dei Candelai. Non un locale qualsiasi, ma il pub “La Movida” di Luigi Giardina, cognato del boss Gianni Nicchi. La mattina del 13 settembre 2010 nella stalla di via della Rovere, quartier generale dello zio Pietro, si fece vivo Giardina: “… sono venuto a disturbarla per questo discorso dei Candelai, non ne sa niente di questo discorso?… sono venuti questi ragazzi, uno dice che sella il cavallo da lei e sono entrati la dentro, io mi metto subito a disposizione perché ho visto che erano brilli che si stavano divertendo”.

Lo zio Pietro sapeva tutto: “… c’era pure mio nipote quello piccolo, ora te lo faccio vedere, gli ho detto, sei scemo perché se ti avvicinavi e gli dicevi che eri mio nipote proprio mio nipote il figlio di mio figlio Giovanni”. “Il figlio di Giovanni è? – chiedeva sorpreso Giardina – mi è sembrato piatusu, ma poi glielo deve dire solo lei che non si ubriacano…”.

Il padre Giovanni, appresa la notizia del caos notturno, gliele aveva date di santa ragione al figlio: “Suo padre ieri sera l’ha ammazzato”. Di botte ne aveva prese parecchie anche all’interno del locale, tanto che aveva pure perso qualche dente: “… zio Pietro troppo vastasi”. Tutta colpa dell’alcol, diceva il nonno: “… ma lui stesso non ha capito niente di quello che ha fatto… un ragazzo a sedici anni da quando tempo può bere… non è che ha venti anni che beve…”.

Quella sera il ragazzo aveva perso il lume della ragione “… gli è salito il quarantuno bis…”, diceva Giardina. Carattere difficile, ammetteva il nonno: “… l’ammazzi e lui ritorna indietro e buono che lo butti a terra si alza e ritorna nuovamente.. loro non ci vengono più la perché già li ho avvisati, e se devono venire là devono venire per mangiarsi un panino e fare l’educato”.

Non come quella volta che avevano creato il caos e fatto la voce grossa: “.. dice ‘pagati qua di suvirchiaria e gli ho detto… mi dispiace che mi stai dicendo queste parole, però io ti dico un altra cosa io la cosa te la offro, ti siedi bello tranquillo statti tranquillo… di ‘suvirchiaria’ dice perché domani ti faccio chiudere in tre secondi… e io gli dico fammi la cortesia, l’unica cosa che ti posso dire io e che ti faccio sedere, ti posso dare da bere, bevete, divertitevi, non mi pagate e andate via… ‘tu forse non hai capito niente, domani non ti faccio aprire'”.


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