Omicidio Buda, tutti condannati |Tensione in aula dopo la sentenza - Live Sicilia

Omicidio Buda, tutti condannati |Tensione in aula dopo la sentenza

Il Gup di Catania Laura Benanti ha pronunciato la sentenza in primo grado per l’omicidio del pastore di Calatabiano Salvatore Buda. Il collegio difensivo preannuncia il ricorso. TUTTE LE CONDANNE

 

Il processo
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CATANIA. Tutti condannati i sei imputati alla sbarra per l’omicidio del pastore di Calatabiano Salvatore Buda. La sentenza in primo grado del processo con rito abbreviato è giunta ieri mattina poco prima delle 10. Il Gup di Catania Laura Benanti non si è ritirata in camera di consiglio e ha letto subito il dispositivo.

Tre dei sei condannati: Cavallaro, Musumeci e Alfio Nucifora

Salvatore Musumeci, secondo l’accusa l’esecutore materiale del delitto, e Alfio Nucifora sono stati condannati a 17 anni e 2 mesi di reclusione. Francesco Cavallaro e Mariano Nucifora dovranno scontare rispettivamente una pena di 15 e 12 anni. Infine, sono stati inflitti 11 anni e 4 mesi a Giovanni Torrisi e 10 anni e 8 mesi a Francesco Grasso. Il Gup ha escluso le aggravanti del metodo mafioso e dei futili motivi contestati dall’accusa. Erano state durissime le richieste di condanna del pubblico ministero Alessandro Sorrentino che, al termine della requisitoria, aveva chiesto l’ergastolo per Salvatore Musumeci ed Alfio Nucifora, 20 anni per Giovanni Torrisi, Francesco Cavallaro e Mariano Nucifora, e 19, infine, per Francesco Grasso. Quest’ultimo è stato assolto dal reato di minaccia per non aver commesso il fatto. Gli imputati sono stati condannati anche al risarcimento in solido del danno subito dai sei familiari della vittima, costituitisi parte civile. Una cifra pari a 40mila euro ciascuno.

Momenti di tensione si sono vissuti dentro e fuori l’aula, al termine della lettura della sentenza, tra i familiari di alcuni imputati.

LE REAZIONI. In attesa di conoscere le motivazioni, che saranno depositate entro 90 giorni, i legali della difesa hanno già preannunciato il ricorso in appello. Nessuno si dice del tutto soddisfatto della sentenza. “Tenuto conto dell’imputazione – ha dichiarato l’avvocato Ernesto Pino, difensore di fiducia di Francesco Grasso – non posso che dirmi soddisfatto. Se si considerano però le posizioni dei singoli coimputati – ha concluso Pino – sono sorpreso del fatto che non sia stata normativamente valutata l’assenza dai luoghi al momento del delitto da parte del Grasso”. “Prendiamo atto della riduzione della pena rispetto alle richieste del pubblico ministero – ha commentato Enzo Iofrida, legale di Salvatore Musumeci e Francesco Cavallaro – Per Cavallaro, avendo la recidiva reiterata, è stata applicata una pena più alta rispetto ad altri imputati incensurati. Tuttavia non comprendo perché il giudice – ha proseguito Iofrida – pur escludendo le aggravanti di cui all’articolo 7 e dei futili motivi, si sia tenuta più vicina ai massimi che ai minimi circa la quantificazione della pena. Rimango sempre dell’avviso, con il dovuto rispetto delle sentenze, anche se solo di primo grado, che l’omicidio sia colposo e non volontario. Adesso – ha concluso il legale – attendiamo le motivazioni per comprendere il ragionamento logico compiuto dal giudice”. Anche il difensore di fiducia di Alfio Nucifora e Francesco Grasso, Marisa Ventura, non si dice soddisfatta. “Sotto il profilo dell’entità della pena per essere un primo grado non siamo del tutto scontenti – ha detto il legale – ma attendiamo naturalmente le motivazioni per comprendere quali margini ci siano in appello”. Più diretto il legale Andrea Gianninò, che assiste Mariano Nucifora. “Ritengo che la sentenza sia profondamente ingiusta – ha dichiarato l’avvocato – e attendiamo le motivazioni per capire quale sia stato il percorso argomentativo che ha portato a ritenere che tutti gli imputati abbiano concorso nell’omicidio, anche coloro che si sono allontanati dal luogo del delitto”.

L’INDAGINE. La sera del 23 gennaio dello scorso anno Salvatore Musumeci si presenta, insieme al legale Alfio Finocchiaro, alla Caserma dei carabinieri di Giarre. Il 39enne racconta di aver ucciso in Contrada Felicetto a Calatabiano, con un colpo di fucile partito accidentalmente, il pastore 47enne Salvatore Buda. L’arma, che l’uomo dice di aver gettato dall’auto in corsa, non verrà mai ritrovata. Sin da subito quella versione non convince gli inquirenti. Sei mesi dopo arriva la svolta. All’alba del 18 luglio le serrate indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Giarre, coordinati dal sostituto procuratore di Catania Alessandro Sorrentino, sfociano nell’operazione “Bella Cumpassa”. Sei le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip. Tra loro un nome insospettabile, l’ex assessore del comune di Sant’Alfio Giovanni Torrisi. Tutti sono accusati in concorso di omicidio volontario, sequestro di persona, rapina aggravata e, a vario titolo, di detenzione e porto abusivo di armi.

 


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