Il racconto del pentito: | "Il corpo caricato nel bagagliaio" - Live Sicilia

Il racconto del pentito: | “Il corpo caricato nel bagagliaio”

Il collaboratore Giuseppe Micalizzi

Giuseppe Micalizzi, arrestato nel blitz Nuovo Mandamento, faceva parte della manovalanza della cosca mafiosa di Monreale. Poi, si è trovato coinvolto in due omicidi e ha deciso di vuotare il sacco.

PALERMO – Giuseppe Micalizzi era uno che rispondeva signorsì. Faceva parte della manovalanza della cosca mafiosa di Monreale. Poi, si è trovato coinvolto in due omicidi. Non ci dormiva la notte e ha deciso di vuotare il sacco. Il 13 giugno scorso è seduto davanti ai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Palermo. Piange. “La mia vita è distrutta. Avevo anche tentato il suicidio, una mattina ho detto basta, non ce la faccio più. Voglio dare un futuro a mia figlia…”. Micalizzi era il factotum di Giuseppe Lucido Libranti, considerato un pezzo grosso della mafia monrealese. Erano amici a tal punto che, nonostante non fosse stato affiliato, Micalizzi ne raccoglieva le confidenze. Storie di mafia e potere in una fetta della provincia palermitana che il neo pentito ricostruisce da giugno.

E al bar vide la foto del ragazzo scomparso
Non sa perché avessero deciso di ammazzarlo. Lui eseguiva ordini. Punto e basta. Senza fare troppe domande. E così la lupara bianca di Gaspare Di Maggio è stata per lui un pugno nello stomaco. “Mi reco al bar, quello che c’è al bivio a Pioppo – mette a verbale il 13 giugno – e incontro questo giovane con Libranti che prendevano un caffè. Nel pomeriggio viene a prendermi Libranti a casa, dice ‘dobbiamo andare in un posto’… supera Pioppo, supera Giacalone e qui c’è un’ex calcestruzzi abbandonata…”.
È il luogo convenuto per un appuntamento: “C’erano due macchine… erano presenti Franco Vassallo, Raimondo Liotta e Giuseppe Lombardo (tutti arrestati assieme a Micalizzi, ndr). C’era pure una Audi A3 grigio metallizzato parcheggiata…. Libranti mi dice ‘mettiti ‘sti guanti e vai a lasciare ‘sta macchina in viale delle Scienze e butta le chiavi… non toccare niente’”. Era la macchina di Di Maggio.
All’indomani, tutto si fa più chiaro: “Vado al bar di Pioppo a fare colazione, apro il giornale… minchia vedo la foto di stu ragazzo scomparso a San Giuseppe Jato… minchia… Libranti ha un carattere che è un bastardo… non ti fa capire niente”. Siano nel 2011.

Quel corpo caricato nel portabagagli
Il neo-collaboratore ha condotto i carabinieri del Gruppo di Monreale nel punto dove sarebbe stato seppellito il cadavere di Giuseppe Billitteri. Neppure gli escavatori sono serviti a riportare alla luce i resti. L’ipotesi è che qualcuno abbia spostato il corpo.
Il 23 marzo 2012 la moglie di Billitteri, di professione venditore ambulante, si presenta alla caserma dei carabinieri. Denuncia che il marito si è allontanato da casa alla guida di una Toyota Yaris che sarà ritrovata bruciata. Un altro pentito, Fabio Manno, di Billitteri dice che “non è un uomo d’onore anche se si atteggiava a tale, in più si considerava vicino a Gerlando Alberti (anziano boss di Porta nuova ormai deceduto, ndr). Lo aveva coinvolto nel commercio di una grossa partita di dollari falsi. Mi risulta che è riuscito a cedere 500 mila dollari falsi in Brasile in cambio di numerosi carati”.
Le intercettazioni svelano che Lucido Libranti aveva convocato Francesco Vassallo e Giuseppe Micalizzi a Montelepre. Quindi Lombardo viene intercettato mentre si trova nella sua masseria in zona Suvarelli. È agitato. Dice al suo operaio rumeno: “Pigliami due, tre lacci… due tre lacci puliti prendimi… mi servono che minchia ti interessa”. Poi rivolgendosi al padre parla di un incontro avvenuto poco prima. “Io stavo uscendo e lui arriva”. Il riferimento sarebbe a Lucido Libranti. Infine, pronuncia una frase considerata inquietante: “Cominciò la guerra”. E il padre: “Attento con questo a stringere, che struppia”.
Il pentimento di Micalizzi aggiunge nuovi particolari: “Il giorno dell’omicidio mi sono recato a casa di Giuseppe Vassallo per incontrare Francesco Vassallo a cui avevo chiesto un prestito di denaro. Poco dopo è giunto anche Giuseppe Lombardo. Mi sono allontanato e lungo il tragitto ho incrociato Lucido Libranti a bordo della Yaris guidata da Billitteri. Poi sono tornato a casa di Vassallo Giuseppe”. Nota qualcosa di strano nella Jeep in cui sono seduti Lombardo, Libranti Lucido e Giuseppe Vassallo: “Indossavano dei guanti neri di tessuto. Libranti, Vassallo e Lombardo hanno caricato qualcosa nel bagagliaio della mia macchina. Piglia e sento ‘tutum!’. Mettono qualcosa nel cofano… rissi ‘Mischinu finiu du cristianu’… da questo ho capito che cosa avevo io in macchina…”.
Una volta caricato il corpo, bisognava sbarazzarsene. Il posto individuato è “Camporeale da Franco Lo Cascio’ che non conoscevo… tremavo come una foglia… Franco Lo Cascio mi dice ‘ apri stu cofano l’amu a spugghiari’ ci dissi ‘cu io, no completamente’”. Micalizzi non se la sente. Non vuole toccare il cadavere. Resta in macchina: “Vicino casa di Lo Cascio c’era un escavatore e c’era Remo Liotta che scavava la buca che è proprio quasi sul ciglio della strada… e io vedo a questo cristiano mischino dallo specchietto praticamente e lo hanno buttato là… (dice piangendo, ndr)… ho visto solo la faccia perché poi mi hanno chiuso il cofano e me ne sono andato…”.


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