PALERMO – Vittima e carnefice si erano dati appuntamento cinque giorni prima del delitto. Stesso luogo, stessi protagonisti. Carlo La Duca, l’imprenditore agricolo di Cerda scomparso nel nulla, il 25 gennaio 2019 si è recato nella casa di campagna dell’amico Pietro Ferarra, in via Conte Federico, a Ciaculli.
Ferrara è l’uomo che il successivo 31 gennaio lo avrebbe assassinato, non lasciando tracce del corpo, con l’aiuto della moglie di La Duca, Luana Cammalleri.
Di quel precedente incontro c’è traccia in un audio Whatsapp che la vittima ha girato alla nuova compagna. La Duca aveva saputo che Ferrara tradiva la moglie e aveva cercato di riportarlo “sulla buona strada” perché “queste cose non si fanno”, erano “cose di pazzi”, “curnicchia”. Ferrara si era innamorato di un’altra donna.
“Ebbene non appare affatto peregrino che in qualche modo Carlo Domenico La Duca – scrive il giudice Marco Gaeta – avesse scoperto della relazione extraconiugale tra il Ferrara e la Cammalleri e che tale circostanza avesse indotto i due indagati a preordinare organizzare ed eseguire il suo omicidio”.
Dopo il 31 gennaio sarebbe iniziata la strategia dei due amanti per allontanare da loro ogni sospetto. A cominciare dal fatto di negare di essersi incontrati a Palermo il giorno della scomparsa. Circostanza che invece emergerebbe dai tabulati telefonici e dalle immagini delle telecamere. “Vita te lo ripeto di nuovo noi in quel giorno non ci siamo mai visti”, diceva l’uomo abbassando il tono della voce.
Per mesi avrebbero simulato e creduto di averla fatta franca. Quando fu interrogata, la compagna di Ferrara riferì all’uomo di avere capito che gli investigatori erano “in alto mare”. Notizia che tranquillizzò Ferrara: “Nel senso che non hanno niente nelle mani sono più assai confusi che persuasi”. “Meglio così”, aggiunse Cammalleri. Ed invece led indagini avevano già imboccato una stra bene precisa che avrebbe portato al loro arresto.
Ferrara usava parole durissime anche nei confronti della sua compagna. “Le dita in gola gliele devo infilare… il secondo capriccio me lo devo passare”, diceva Ferrara.
Sono parole che farebbero emergere, secondo l’accusa, l’indole violenta dell’uomo. Nel frattempo la sua amante, Luana Cammalleri, già pensava come gestire l’azienda agricola. Il marito, con cui si stava separando, era scomparso da poco meno di un mese, ma lei discuteva con un bracciante di fare “passare stu mesetto e vediamo quello che c’è di fare gli ho detto… mentre qua si si sistemano le acque
gli ho detto si sistemano tutte cose”.
Lo stesso Ferrara suggeriva alla moglie di La Duca la necessità di prendere in mano l’azienda: “Da questo momento in poi non si muove una foglia se non so io e se non do l’autorizzazione io”.
E si arriva a sabato 26 gennaio. All’indomani del primo incontro a Ciacuilli i due amanti avrebbero programmato il delitto. La Duca era stato contattato di nuovo da Ferarra. Dovevano vedersi di nuovo “per parlare di questa cosa del Ferarra che si sarebbe innamorato di un’altra”. Ed è anche per questo che l’omicidio viene contestato con l’aggravante della premeditazione.