PALERMO – Nervi tesi e rabbia al processo d’appello per l’omicidio di Carmela Petrucci, la studentessa uccisa a Palermo nel 2012 dall’ex fidanzato della sorella Lucia, Samuele Caruso.
In attesa dell’arrivo dei giudici Antonino Petrucci, fratello della vittima, è stato invitato a lasciare l’aula. A quel punto il giovane ha contestato il fatto che all’imputato fosse data la possibilità di stare in aula prima dell’arrivo della Corte. È stato il legale di parte civile della famiglia Petrucci, l’avvocato Marina Cassarà, a stemperare la tensione.
Fuori dall’aula si è poi manifestata l’amarezza del padre di Carmela, Serafino. Durissime le sue parole: “La Famiglia Petrucci è vittima di una brutalità gratuita e senza senso. Mia figlia Lucia porta i segni della violenza inumana nel corpo e nell’anima. Noi tutti siamo traumatizzati per la violenza bestiale che si è abbattuta sulla nostra famiglia, su Lucia che aveva appena compiuto 18 anni e per l’atroce morte di nostra figlia Carmelina, 17 anni. Per questa morte atroce e per il bene di questa società l’assassino deve essere punito con l’ergastolo e deve soffrire le pene dell’inferno come l’assassino scrisse con un messaggio anonimo, non capito, a mia figlia Lucia prima di commettere quegli atroci delitti”.
Ed ancora: “Nessuna pietà per quell’assassino. Per l’omicidio di Carmelina, omicidio premeditato aggravato da futili e abietti motivi e crudeltà e per il tentato omicidio di Lucia l’ergastolo è il minimo che si possa dare in una società che vuole essere civile”. Caruso in primo grado è stato condannato al carcere a vita.