Omicidio Rostagno, | troppi "Non ricordo" dei testi - Live Sicilia

Omicidio Rostagno, | troppi “Non ricordo” dei testi

Liborio Fiorino, Rocco Polisano e Salvatore Martines, piastrellisti di Valderice, chiamati dalla Corte di assise di Trapani a deporre, vacillano, hanno mostrato in aula di ricordare alcuni particolari ma di non ricordarne altri.

l'udienza
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TRAPANI – Deposizione lacunosa di tre artigiani nel processo per l’omicidio di Mauro Rostagno. Liborio Fiorino, Rocco Polisano e Salvatore Martines, piastrellisti di Valderice, chiamati dalla Corte di assise di Trapani a deporre, nell’ambito dell’integrazione probatoria, hanno mostrato in aula di ricordare alcuni particolari ma di non ricordarne altri. I tre, 45 giorni dopo il delitto, avvenuto il 26 settembre 1988 a Valderice, si presentarono alla stazione dei carabinieri per raccontare che i piatti di plastica, i bicchieri e i residui di cibo trovati nelle campagne di Valderice, dove era stata trovata l’auto dei sicari data alle fiamme, li avevano lasciati loro e non i killer come riportato all’epoca dagli organi di informazione. Oggi, però, rispondendo alle domande della Corte, dei pm e delle parti civili, oltre ai tanti “non ricordo”, non sono riusciti a essere convincenti. Nel loro racconto c’é un buco temporale di oltre due ore che, apparentemente, non si spiega. I testi non hanno saputo spiegare cosa abbiano fatto nelle due ore precedenti il pic-nic. I testi, inoltre, hanno affermato di aver acquistato della salsiccia (dallo scontrino trovato dai carabinieri risulta che è stata comprata in località Crocci in una macelleria di Francesco Virga, nipote del boss Vincenzo, imputato nel processo perché ritenuto mandante dell’omicidio) lungo la strada, mentre da Marausa stavano andando verso Valderice. La macelleria invece non si trova lungo quel percorso. Congedando uno dei tre testi, il presidente della Corte, Angelo Pellino, ha detto “Può andare, almeno per ora”.


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Commenti

    CREDO SAREBBE OPPORTUNO CHE IL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI, GENERALE DI CORPO D’ARMATA, TEO LUZI, COSÌ COME HA FATTO PER IL CASO CUCCHI, PER ESEMPIO, ROMPESSE IL SILENZIO E DICESSE DUE PAROLE, ANCHE DI CIRCOSTANZA, SUL CASO IN ESAME. COSÌ, FORSE, LA FAMIGLIA ED IN PARTICOLARE LA VEDOCA DEL MARESCIALLO, SI SENTIREBBERO MENO SOLI. DALTRONDE IL DEFUNTO ERA UN CARABINIERE E NON UN CARABINIERE QUALSIASI, UNO CHE HA PORTATO LUSTRO ALLA BENEMERITA E QUINDI SAREBBE OPPORTUNO CHE IL GENERALE LUZI, DICESSE, COME PER IL CASO CUCCHI, CHE I RESPONSABILI, QUALORA INDIVIDUATI, PAGNERANNO. L’ARMA LO DEVE ALLA FAMIGLIA LOMBARDO. IMPERATIVO CATEGORICO:- USCIRE DAI RUMOROSI SILENZI CHE CELANO UN’OMERTA’ DI STATO, INTOLLERABILE.
    ED IO SO BENISSIMO CHE IL GENERALE LUZI NON È UN OMERTOSO, QUINDI, ATTENDIAMO

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