Omicidio Salamone, la famiglia:| "Togliete la divisa a chi ha sbagliato" - Live Sicilia

Omicidio Salamone, la famiglia:| “Togliete la divisa a chi ha sbagliato”

Lunga intervista ad Antonino e Nicola Salamone, rispettivamente padre e fratello di Valentina, la ragazza biancavillese uccisa ad Adrano nel 2010: “Abbiamo passato due anni d'inferno col sospetto che era un omicidio, adesso devono arrestare tutti i colpevoli e togliere le divise agli investigatori che hanno iniziato le indagini”. Il fratello: “I nostri sono piccoli paesi, quando succedono queste cose si prova anche vergogna, nessuno parla, nessuno sente, nessuno vede. I SEGRETI DELL'INDAGINE.

CATANIA – Non ci sono lacrime che possono bastare per Valentina Salamone, dopo che ieri è stato confermato che non si trattava di un suicidio, ma di un inquietante omicidio, con un movente presumibilmente passionale. Il padre Antonino ha deciso di passare all’attacco. Non che in questi anni si sia fermato un attimo, con al fianco la moglie e i figli, Antonino Salamone è stanco, ma pensa alle prossime mosse e si toglie, finalmente, qualche sassolino dalle scarpe: “Abbiamo passato -dice a LivesiciliaCatania – due anni d’inferno col sospetto che era un omicidio. Noi lo abbiamo ripetuto in continuazione, ma nessuno ci credeva: grazie a Dio avevamo ragione”.

Nella mente del padre della giovane biancavillese è rimasto scolpito quel giorno del ritrovamento, direttamente dentro una bara, della figlia. Il colpevole, secondo la magistratura, sarebbe Nicola Mancuso, suo ex amante all’interno di una relazione clandestina. Sposato, padre di famiglia, Mancuso aveva una doppia vita. “Questo ragazzo non l’abbiamo mai conosciuto -spiega il padre di Valentina- vorrei guardarlo negli occhi”.

Dal momento dell’omicidio di Valentina la famiglia è rimasta isolata: “Gli amici -continua Antonino Salamone- si sono comportati da nemici, sono scomparsi tutti, stesso discorso per i rispettivi genitori, scomparsi anche loro, nessuno è venuto a trovarci, evidentemente non erano veri amici”.

Non è facile rompere il muro di gomma che esiste all’interno dell’hinterland etneo. “I nostri -spiega Nicola Salamone- sono piccoli paesi, quando succedono queste cose si prova anche vergogna, nessuno parla, nessuno sente, nessuno vede”.

Terra bruciata intorno ai Salamone e abbandono, anche e soprattutto da parte delle istituzioni. La Procura di Catania aveva chiesto l’archiviazione pensando che si trattasse di un suicidio. Ipotesi smentita categoricamente quando la Procura Generale ha avocato l’indagine, cioè l’ha tolta alla Procura e ha iniziato a lavorare. La frecciata di Antonino è diretta agli investigatori che inizialmente si sono occupati del caso: “Se hanno sbagliato in buona fede -tuona- qualcuno deve togliere loro la divisa; se hanno sbagliato in mala fede devono essere arrestati tutti”.

Dal buio delle investigazioni che sostenevano che Valentina si era suicidata con i piedi che toccavano per terra e il collo poggiato ad una corda non stretta, la famiglia Salamone è uscita grazie all’inchiesta della trasmisssione Quarto Grado, condotta dal catanese Salvo Sottile: “A loro va il mio ringraziamento e anche all’avvocato Pastore”.

L’attenzione adesso dovrebbe essere puntata sui ragazzi che la notte dell’omicidio erano presenti in quella villa, del resto anche la Procura Generale ha parlato di possibili complicità nell’esecuzione del delitto. “Noi crediamo -aggiunge il fratello di Valentina- che molte persone sanno, mi auguro che decidano presto di parlare”.

Il padre non ha pace: “Ci hanno tolto la cosa più bella che avevamo, devono pagare tutti, tutti, nessuno deve scappare. La battaglia comincia adesso non ci fermeremo fino a quando non avranno arrestato tutti i complici”.

I SEGRETI DELL’INDAGINE


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