CATANIA – I corpi di Angelo Santapaola e Nicola Sedici vennero ritrovati in un casolare diroccato in contrada “Monaco” a Ramacca dalla Compagnia dei Carabinieri di Palagonia. I cadaveri vennero rinvenuti dai militari, però, pochi giorni dopo l’agguato mortale avvenuto il 26 settembre 2007. Oggi nell’udienza del processo sul delitto sono emersi i particolari che ricostruiscono i retroscena (anche più macabri) dei momenti successivi al duplice omicidio. Una scena degna della peggiore lupara bianca, il boss e il suo guardia spalle erano stati completamente bruciati, tanto da renderli quasi irriconoscibili. Decisivo per l’accertamento dell’identità fu il ritrovamento delle fedi nunziali al cui interno erano incisi i nomi delle mogli Grazia Corra e Paola Crisafulli.
L’omicidio, come ha spiegato l’ex reggente Santo La Causa, sarebbe maturato a causa dei dissidi interni all’organizzazione mafiosa etnea, all’interno di un macello dismesso lungo la strada che collega Catania alla città di Gela. Estorsioni e affari che Angelo Santapaola, cugino di sangue dei figli del boss ergastolano Nitto, avrebbe gestito con eccessiva autonomia dall’alto del suo ruolo di reggente operativo come successore di Giuseppe Mirabile, arrestato nel 2003 e recentemente divenuto collaboratore di giustizia. Per il duplice omicidio sono imputati il boss Vincenzo Aiello, attualmente detenuto nel penitenziario di Parma al regime del 41 bis, e Salvatore Di Bennardo, titolare di un lavaggio auto nella cittadina calatina di Palagonia.
Depositate in cancelleria dal perito incaricato, nuove verifiche sulle trascrizioni di alcuni intercettazioni telefoniche, risalenti al settembre 2007, tra il boss Alfonso Fiammetta, condannato nel rito abbreviato del processo “Iblis” per associazione mafiosa e l’imputato Salvatore Di Bennardo. In aula, davanti alla Corte presieduta dal giudice Rosario Cuteri, sono state riprodotti i file audio di due conversazioni, che hanno ripercorso i concitati attimi successivi al duplice omicidio. L’alternanza delle voci potrebbe essere però stata riportata in maniera errata dagli investigatori in un passaggio, proprio su questo punto è stata disposta una nuova valutazione tecnica.
Una proroga di dieci giorni è stata invece concessa per la stesura dell’intercettazione ambientale captata all’interno della clinica emiliana “Rehabilitation Institute Montecatone” in cui stese per anni ricoverato l’ex reggente di Cosa Nostra catanese Alfio Mirabile. Il boss nel 2004 rimase vittima di un attentato nelle strade di Catania, subendo un lungo periodo di degenza per le gravissime ferite alle gambe causate da diversi colpi di pistola.
La difesa. ” Noi riteniamo che le intercettazioni di oggi non siano dimostrative di nulla – è la replica a LiveSiciliaCatania del legale di Salvatore Di Bennardo, Salvatore Vincenti – il tono non è quello di chi compie un’attività illecita, nello specifico quella che viene contestata al nostro assistito, la riteniamo – conclude – una telefonata innocua”.