CATANIA – Saranno due periti della Polizia Scientifica i nuovi esperti incaricati dalla Corte d’Assise presieduta dal giudice Rosario Cuteri a dover svelare alcuni tra i passaggi fondamentali della lupara bianca che inghiottì Angelo Santapaola e il suo braccio destro Nicola Sedici. Il Direttore del laboratorio indagini genetiche di Palermo, Nicolò Polizzi si occuperà di confrontare le tracce ematiche rinvenute nel casolare diroccato in contrada Monaco a Ramacca, in cui vennero occultati i corpi, con quelle recuperate all’interno di un macello dismesso lungo la Catania-Gela.
I frammenti delle ossa di Angelo Santapaola e due denti di Nicola Sedici potrebbero confermare l’ipotesi accusatoria secondo cui l’omicidio dei due boss di Cosa nostra si sarebbe consumato in un luogo diverso rispetto a quello in cui vennero rinvenuti. A dare una svolta decisiva nella ricostruzione di cosa accadde quel 26 settembre 2007 è stato il collaboratore di giustizia Santo La Causa. L’ex reggente della famiglia Santapaola, ha ripercorso durante un udienza dello scorso gennaio, gli attimi in cui si consumò l’agguato. Tre colpi di pistola che raggiunsero in pochi istanti i due uomini durante un mancato summit con i boss palermitani di San Lorenzo Sandro e Salvatore Lo Piccolo. “Sedici venne colpito alla nuca senza accorgersi di morire, poi toccò a Santapaola con un colpo al petto e uno alla testa”, spiegò La Causa in udienza, indicando anche il presunto esecutore, il sanguinario boss catanese della Civita Orazio Magrì, attualmente detenuto e su cui si potrebbe aprire un nuovo stralcio.
Ad occuparsi della perizia balistica sui tre bossoli calibro 9 rinvenuti all’interno del macello sarà un altro esperto della Scientifica di Palermo, il Tenente Maria Meglio. Da chiarire c’è un aspetto fondamentale, quello riguardante la provenienza dei proiettili, sparati da una o più pistole. I due poliziotti lavoreranno per due mesi a partire dal 30 luglio. Capitolo differente quello riguardante la nuova convocazione disposta dalla Corte d’Assise per un uomo in divisa, il Maresciallo Milo. A non convincere il legale di Aiello è la relazione del Ros sugli spostamenti del suo assistito nel giorno del delitto, celle d’aggancio e intercettazioni telefoniche fondamentali per capire dove fosse Aiello. Tra gli imputati c’è anche Salvatore Dibennardo, titolare di un lavaggio auto a Palagonia, accusato di favoreggiamento.
Il processo, la cui sentenza potrebbe arrivare entro il 2013, riprenderà ad Ottobre quando i periti incaricati verranno sentiti, con loro oltre al Maresciallo Milo, toccherà a Salvatore Viola altro collaboratore di giustizia in passato inserito nella famiglia mafiosa dei Santapaola e vicino nel periodo precedente il duplice omicidio. L’uomo sarà chiamato a raccontare ascesa e declino di Angelo Santapaola, cugino ed erede di Nitto, che pagò con la vita la presunta insanabile contrapposizione ad Aiello.