Omicron, Bassetti: in quarantena solo i positivi, non anche i familiari - Live Sicilia

Omicron, Bassetti: in quarantena solo i positivi, non anche i familiari

La proposta del direttore delle Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova
CORONAVIRUS
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GENOVA – “Il Natale 2021 è completamente diverso dal Natale 2020: non possiamo continuare a mettere in atto le stesse misure di un anno fa, quando nessuno era vaccinato”. Lo afferma, intervistato dal Corriere della Sera, Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive all’Ospedale San Martino di Genova, che propone di mettere in quarantena solo chi è contagiato e non i suoi contatti.

“Stiamo correndo dietro al virus, rischiamo di farci fregare un’altra volta – prosegue l’infettivologo -. La quarantena andrebbe riservata solo ai positivi, non ha senso chiudere in casa anche i familiari e i contatti stretti, se sono in salute. Per non parlare dell’isteria da tamponi: i vaccinati dovrebbero farselo solo se hanno sintomi. Peraltro ricordiamo ancora una volta che il tampone dà una falsa sicurezza, perché è l’istantanea di un attimo e può dare falsi negativi”.

La speranza che si vada verso una fase ‘endemica’ della convivenza con il virus è basata su segnali concreti: Omicron è molto più trasmissibile di Delta e ha reso più frequenti le reinfezioni, ma dai primi dati (la variante ha fatto la sua comparsa in Italia il 26 novembre) sembra che il contagio nei vaccinati dia al massimo sintomi lievi, come raffreddore, tosse, febbre.

“Pensiamo all’influenza – indica Bassetti -: chi è malato sta a casa, ma i suoi familiari, se asintomatici, conducono una vita normale. Dovremmo cominciare a ragionare in questi termini. Idem per i colori delle Regioni: è giusto mantenerli, ma forse le misure restrittive andrebbero limitate a zone più piccole, come le province. Inoltre nel computo dei ricoveri dovrebbero entrare solo i soggetti con insufficienza respiratoria e segni radiologici di polmonite da Sars-CoV-2, non i casi lievi o chi è in ospedale per altre patologie ma risulta positivo».

Gli adulti che non vogliono vaccinarsi continuano a rappresentare un problema. “Scelgono di rischiare sulla propria pelle – conclude l’infettivologo -, mentre fra chi ha ricevuto le tre dosi solo il 5-6% può contrarre la malattia. Un Servizio sanitario non intasato può curarli al meglio. Abbiamo di fronte a noi due opzioni: accettare di vivere in un Paese con milioni di persone non vaccinate oppure introdurre l’obbligo, per esempio dai 40 anni in su”.


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