Operazione "Town hall", 10 in manette |L'inchiesta che fa tremare Mascali - Live Sicilia

Operazione “Town hall”, 10 in manette |L’inchiesta che fa tremare Mascali

Di Maria Bella Tra i nomi eccellenti figurano l’ex sindaco Filippo Monforte e l’ex presidente del consiglio Biagio Susinni.. Entrambi sono accusati di aver favorito, tra l’altro, gli interessi economici del clan Laudani, tramite il referente dell’area ionico etnea Alfio Romeo, boss di Piedimonte Etneo, finito anch’egli in carcere.

L'indagine dei Carabinieri
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MASCALI. Otto mesi dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, il comune di Mascali torna prepotentemente sotto i riflettori. All’alba di stamani i carabinieri della Compagnia di Giarre hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare, quattro in carcere e sei ai domiciliari, emesse dal Gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catania. Oltre cento i militari impegnati nell’operazione ribattezzata “Town Hall”. Ed è proprio il Municipio l’epicentro del terremoto che ha scosso stamani l’intero versante ionico.

Le accuse a vario titolo sono di corruzione continuata aggravata dal metodo mafioso, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposta e millantato credito. Tra i nomi eccellenti figurano l’ex sindaco Filippo Monforte e l’ex presidente del consiglio Biagio Susinni, nomi su cui ruotano i due commissariamenti per mafia. Entrambi sono accusati di aver favorito, tra l’altro, gli interessi economici del clan Laudani, tramite il referente dell’area ionico etnea Alfio Romeo, boss di Piedimonte Etneo, finito anch’egli in carcere.

Ma l’inchiesta, avviata nel 2011 dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Giarre, ha svelato soprattutto i profondi intrecci tra politica, mafia ed imprenditoria. Interessi milionari e sodalizi lunghi oltre 20 anni. Tra gli imprenditori sottoposti a custodia cautelare, che si sarebbero avvalsi della complicità degli amministratori, il 53enne Alfio Luciano Massimino, nipote del compianto presidente del Catania Calcio Angelo.

Gli affari più grossi ruotavano attorno alle varianti al Piano regolatore generale. Dall’attività investigativa, protrattasi per oltre diciotto mesi, sarebbero emerse numerose irregolarità. Protagonista assoluto l’onorevole Biagio Susinni che, con la complicità di Monforte, avrebbe in più di un’occasione modificato la destinazione d’uso dei terreni, da agricoli a edificabili, favorendo così la speculazione edilizia. Massimino, in cambio dei favori ottenuti, avrebbe ceduto poi la proprietà di alcuni appartamenti edificati oltre a somme di denaro in contante.

Il sodalizio tra Susinni e Massimino si sarebbe concretizzato in numerose altre occasioni. In un caso in particolare, sotto la spinta dell’ex presidente del consiglio, l’amministrazione comunale avrebbe acquistato a prezzo di gran lunga superiore al valore di mercato un terreno di proprietà dell’imprenditore per costruire una strada. Secondo l’accusa, poi, quel valore in più sarebbe rientrato nella disponibilità di Susinni sotto forma di tangente.

Un intero sistema fondato, secondo la procura di Catania, sulla corruzione e sul malaffare. Come nell’episodio in cui sempre Susinni sarebbe intervenuto per trasformare un’area sottoposta a vincoli in edificabile, permettendo così ad Alfio Romeo la costruzione di un albergo a Piedimonte Etneo. Il boss in alcuni casi si sarebbe avvalso anche di un prestanome, l’imprenditore edile Carmelo Nicodemo. In cambio di mazzette i due amministratori avrebbero fatto ricorso in più di un’occasione anche all’affidamento diretto per lavori pubblici, favorendo così gli amici imprenditori. Tra loro anche il 54enne Francesco Sorbello, finito ai domiciliari.

Anche alcuni professionisti si sarebbero avvalsi del “sistema Mascali”. Tra gli arrestati figura anche il noto farmacista mascalese Ugo Vasta, rinchiuso stamani in carcere. L’uomo, in cambio di bustarelle, avrebbe ottenuto dai due amministratori una licenza per l’apertura di una nuova farmacia.

Susinni, inoltre, avrebbe millantato la possibilità di influenzare impiegati della Corte di Cassazione e dell’Università di Messina per permettere ad alcuni studenti di Medicina e Farmacia il superamento dei test di ingresso e ad altri di Giurisprudenza il passaggio di alcuni esami. Anche in questo caso l’ex presidente del consiglio avrebbe percepito compensi in denaro.

Le posizioni di altre persone, tra cui figurerebbero alcuni dipendenti comunali, sarebbero tuttora al vaglio degli inquirenti.

 

 


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