PALERMO – A tre giorni dall’approvazione della legge che abolisce le Province, le opposizioni non si rassegnano e chiedono al commissario dello Stato l’impugnativa della norma. E’ notizia di ieri la mancata pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della legge approvata dall’Assemblea regionale siciliana. Questo comunque rientra nella prassi temporale: il commissario dello Stato ha infatti cinque giorni di tempo per esprimersi sulla possibile incostituzionalità della legge, votata dall’Ars con 51 voti a favore e 22 contrari lo scorso mercoledì.
Scadranno dunque lunedì i cinque giorni a disposizione di Carmelo Aronica, che nei giorni precedenti alla presentazione del maxi-emendamento di riscrittura aveva incontrato prima il presidente della commissione Affari istituzionali Marco Forzese, e poi lo stesso presidente della Regione Rosario Crocetta. Ci sarebbe dunque stata un’intesa di massima al momento della stesura del disegno di legge, che comunque le opposizioni contestano. Toto Cordaro, capogruppo di Cantiere popolare a Palazzo dei Normanni, parla di un incontro “svolto in un clima di grande cordialità istituzionale”. Lo stesso Cordaro, a margine dell’incontro cui ha preso parte anche la responsabile dell’ufficio legislativo Esther Mammano, aggiunge: “Abbiamo potuto manifestare le nostre forti perplessità su una norma che, tra le altre cose, elimina spazi di democrazia per i cittadini e che viene a privare il territorio di organi di governo dell’area vasta, quali sono le Province appunto, sulle quali occorre intervenire con una riforma radicale, per migliorarne i servizi e ridurne i costi, ma che non possono essere soppresse”.
Il vicecapogruppo del Pds-Mpa Vincenzo Figuccia invece esprime “preoccupazione per la nomina, in caso di accoglimento della norma sull’abolizione delle Province, di commissari che non potranno che possedere il requisito fondamentale del gradimento e della fiducia da parte del governatore Crocetta”. Posizione simile quella dell’esponente del Pdl Salvino Caputo: “La norma in questione contiene gravi profili di illegittimità e di incostituzionalità, su cui con competenza e autorevolezza, il commissario si pronuncerà a breve, e sul fatto che il contesto sociale e politico in cui tale norma è stata approvata, risponde a criteri di populismo e di demagogia, piuttosto che alla esigenza più che fondata, di una razionalizzazione delle competenze delle Province”.
Dopo l’incontro, che segue tra l’altro la memoria presentata dall’Unione regionale Province siciliane allo stesso Aronica, ci sono le prime reazioni anche da parte della maggioranza che sostiene Crocetta all’Ars.
“E’ inusitato che i capigruppo pressino sul commissario dello Stato che è organo terzo per ottenere un risultato politico”, dice Alice Anselmo, deputato regionale dei Democratici riformisti per la Sicilia. La stessa parlamentare, componente della commissione Affari istituzionali, prosegue: “Non c’è norma costituzionale né prassi che preveda la possibilità di interloquire con il commissario dello Stato, soprattutto nei cinque giorni in cui opera per dare il parere di legittimità costituzionale su una delibera legislativa. Non esprimo altri commenti perché davvero superflui attesa la illogicità e l’imbarazzo che provoca una sortita come quella dei gruppi di opposizione nel tentativo di convincere il prefetto Aronica a bocciare la legge che sopprime le Province”.
Massimo riserbo sulle posizioni del commissario, che intorno alle 14 ha lasciato i suoi uffici di piazza Principe di Camporeale. Il verdetto sul disegno di legge approvato dall’Assemblea dovrebbe dunque arrivare nella giornata di lunedì. In caso di impugnativa verrebbero meno anche i tempi per riscrivere la legge, così si andrebbe a votare per il rinnovo dei consigli provinciali e per l’elezione dei presidenti delle Province a fine maggio.