Orfini: “Allarghiamo il partito | agli elettori non ai trasformisti” - Live Sicilia

Orfini: “Allarghiamo il partito | agli elettori non ai trasformisti”

La componente ex diessina schiera la cavalleria pesante con i dioscuri Fausto Raciti e Matteo Orfini. L’assemblea dei Giovani Turchi arriva in un momento particolarmente caldo nella vita dei democrat siciliani scandita da scazzottate verbali e scosse telluriche sul nuovo corso isolano.

Le fibrillazioni nel Pd
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CATANIA. Rifare l’Italia: l’assemblea regionale nella città etnea. La componente ex diessina schiera la cavalleria pesante con i dioscuri Fausto Raciti e Matteo Orfini. L’assemblea dei Giovani Turchi arriva in un momento particolarmente caldo nella vita dei democrat siciliani scandita da scazzottate verbali e scosse telluriche sul nuovo corso isolano. Il tema dell’assemblea, non a caso, è l’identità del partito, come sottolinea la parola “compagni” che ritorna a più riprese sui manifesti e nelle parole dei relatori. A Catania, da mesi, si gioca una doppia partita a livello provinciale e regionale; la prima almeno, per oggi, sembra accantonata vista la presenza del deputato nazionale Giuseppe Berretta che con l’area sindacale, organizzatrice della convention, condivide l’appartenenza di corrente. In sala ci sono vari big etnei e isolani: il campione di preferenze Valadimiro Crisafulli, i deputati regionali Antonello Cracolici e Concetta Raia, la deputata nazionale Luisa Albanella, l’assessore comunale Angelo Villari il segretario provinciale Enzo Napoli. La macroscopica polemica sul tesseramento, innescata dalle dichiarazioni dell’ex presidente Totò Cuffaro, non può non tenere banco.

“Il Pd è un partito che ha dei confini”, dice il presidente dem Matteo Orfini. “Nessuno che entra nel Pd può essere allergico al Pd, le regole vanno rispettate e quando non lo sono bisogna prendere i provvedimenti necessari”, chiarisce rivendicando di appartenere “al più grande partito della sinistra europea, che tale vuole rimanere”. “E’ auspicabile prendere più voti di prima e farsi votare da pezzi di società che in passato non votava per noi, questo si fa convincendo gli elettori non attraverso operazioni di riciclo di personalità di destra o operazioni che stimolino il trasformismo politico”, sottolinea il presidente dei dem. “In alcuni casi ci sono processi politici che possono produrre ingressi nel partito democratico. Ma se dovessimo scoprire che girano pacchetti di tessere dati a questo o quel notabile di destra sarebbe grave e bisognerebbe prendere provvedimenti per chi ha stimolato queste operazioni”. Che il riferimento sia a Davide Faraone? Orfini, cresciuto a pane e dalemismo, risponde a modo suo. “Faraone ha sempre negato di avere fatto queste cose e io ho piena fiducia in quello che dice. Il sottosegretario ha posto un tema politico: allarghiamo il partito e conquistiamo più voti. Non essendo tafazziani siamo d’accordo, ma è chiaro che nel momento in cui si fa un’operazione del genere in qualunque parte d’Italia si deve mirare agli elettori e non al ceto politico”, risponde.

La linea della prudenza, seppur con qualche stoccata ben mascherata, è sposata anche dal segretario regionale, Fausto Raciti. “Non è soltanto un problema di regole, ma di politica: gli statuti servono fino a un certo punto, bisogna definire il profilo del partito in questa regione”, dice. “Il tema è che di fronte a uno sfarinamento del centrodestra abbiamo due scelte o governare il processo o lasciare che ciò avvenga in confusione”, argomenta allontanando l’ipotesi che il problema dell’espansione del Pd nasca soltanto adesso, magari davanti all’assenza di numeri per mantenere la maggioranza del partito. Poi il colpo di fioretto: “Sono notoriamente su posizioni aperte e non voglio un partito che si chiude in se stesso, ma il Pd l’adesione la chiede al progetto politico del partito, temo che in Sicilia si possa ingenerare un clima nel quale pezzi di vecchia classe dirigente scelgono il Pd in continuità con il loro percorso sostenendo che è il Pd a essere cambiato: in Sicilia è pericoloso”.

Certo è che la storia dei signori delle tessere nel Pd non nasce oggi. “Il problema più radicato”, conferma il segretario. “Mi sono guardato bene dal puntare il dito contro qualcuno, i problemi che verranno fuori, ma dagli organismi che hanno il compito di monitore il tesseramento, credo che chiunque pensi di potere utilizzare il tesseramento come azione individuale o strumento di costruzione di assetti commetta un grave errore: si deve salvaguardare la vita democratica dell’ultimo partito rimasto e la capacità del Pd di rispondere a una domanda di buona politica che in questa regione esiste”, chiosa Raciti.

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