Cadde dalla barella al Civico| Medici e infermieri sotto accusa - Live Sicilia

Cadde dalla barella al Civico| Medici e infermieri sotto accusa

Cinque anni fa, al risveglio dall'anestesia, un barista si ritrovò con il bacino rotto. Era caduto dalla barella. Quattro imputati sotto processo. La direzione ospedaliera: "Si è fatto male da solo".

L'avvocato Enrico Tignini

L'avvocato Enrico Tignini

PALERMO – Cinque anni dopo porta ancora i segni della caduta. Fatica a camminare con le sue gambe. Lui che quando faceva il barista stava in piedi per ore. Vito Di Benedetto cadde dalla barella mentre era ricoverato all’ospedale Civico di Palermo. Era entrato in sala operatoria per una stenosi carotidea e si è risvegliato dall’anestesia con il bacino e il femore rotti.

Cinque anni dopo la direzione generale dell’ospedale, nella causa civile per il risarcimento dei danni, gli scrive che “il paziente  andato incontro a una frattura spontanea, verificatasi a causa di contrazioni tonico-cloniche seguite da perdita di coscienza con  caratteri di una crisi convulsiva generalizzata; frattura che il paziente non può certamente ricordare perché privo di coscienza”. Insomma, è caduto da solo.

Sotto processo, con un’imputazione coatta per lesioni colpose gravi, ci sono Gabriele Ferro, chirurgo vascolare, Matteo Grifò, l’infermiere che era in sala operatoria il giorno dell’intervento, Giacomo Musicò, barelliere, e Giuseppe Montalbano, medico del reparto di Chirurgia Vascolare. Per loro il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione respinta dal giudice per l’udienza preliminare. Una richiesta di archiviazione che si basava non sull’esclusione della responsabilità, ma sull’impossibilità di individuare chi avesse provocato la caduta. Per anni l’incidente  rimasto un mistero ben custodito fra le corsie del reparto di Chirurgia Vascolare dell’ospedale Civico. Nessuna ha visto nulla.

Al risveglio dall’anestesia i dolori erano lancinanti tanto da fargli perdere conoscenza. Per due giorni gli dissero che poteva trattarsi di qualche effetto collaterale. Finalmente una Tac diede il responso: acetabolo fratturato e femore fuori asse. Cosa accadde? Mistero. Non per il difensore di Di Benedetto, l’avvocato Enrico Tignini, secondo cui, “è fin tropo chiara la responsabilità del personale”. Ciò che fa male a Di Benedetto, forse più dei dolori fisici, è il silenzio dell’Ospedale. Crede di avere diritto ad un risarcimento danni. Non per la Direzione generale è caduto da solo.


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