PALERMO – Quarantacinque giorni chiuso in casa, lontano dal Parlamento e dalla classica bagarre per l’approvazione della Finanziaria. Carmelo Pace, capogruppo della Dc, è tornato a prendere la parola a Sala d’Ercole dopo un mese e mezzo dal clamore dell’inchiesta che lo riguarda insieme con Totò Cuffaro e altri indagati.
Pace sul podio di Sala d’Ercole
Pochi minuti per intervenire su un articolo che riguarda il servizio idrico ma con una sottolineatura: “Non so nulla di questa Finanziaria, né di modifiche o di trattative sul testo. Ci sono degli emendamenti con la mia firma ma è solo una formalità”. Una battuta, però, Pace se la concede:” Sarà ricordata come la Finanziaria delle riscritture”, in riferimento alle difficoltà registrate dal governo in questi giorni.

Pace: “Io lontano dal Palazzo”
Pace è indagato per corruzione ma il gip ha respinto la richiesta d’arresto avanzata dalla Procura. “Dal 4 novembre all’8 dicembre sono rimasto in casa – racconta -, la mia assenza dal Parlamento è stata una forma di rispetto nei confronti del presidente della Regione, del governo e di tutti i colleghi parlamentari. Non ho voluto creare imbarazzo a nessuno anche se, a norma di legge, avrei potuto partecipare ai lavori vista la decisione del giudice favorevole nei miei confronti”.
Quei 45 giorni “a casa”
Il capogruppo della Democrazia cristiana all’Ars, protagonista di tante trattative parlamentari nelle precedenti Finanziarie e nelle variazioni di bilancio che si sono susseguite negli ultimi anni, spiega di non avere avuto in animo di tuffarsi nelle vicende di Palazzo dei Normanni. “Avrei potuto continuare la mia vita di sempre – conclude nel suo intervento durante la seduta di venerdì mattina – ma non l’ho fatto, sono rimasto sempre a casa”.

