La notizia della scomparsa di don Maurizio Francoforte mi ha profondamente toccato. È difficile trovare le parole per descrivere una perdita così grande, ma i ricordi e l’amore che ha lasciato in chi lo ha conosciuto parlano per lui. Don Maurizio non era solo un parroco, ma un padre accogliente, una guida silenziosa e costante, capace di vedere il meglio in ognuno e di spronare chiunque a crederci davvero. Il suo sorriso, la sua voce che trasmetteva calore e fermezza, la sua presenza sempre pronta a dare conforto rimarranno impressi nei cuori di chi ha avuto il dono di incrociare il suo cammino. Penso ai giovani che seguiva con passione, ai sogni che aiutava a coltivare, alle famiglie che accompagnava con delicatezza. Il suo amore per Brancaccio e il desiderio di riscatto erano il segno tangibile di una fede che si faceva concreta, che scendeva nelle strade, che sapeva sporcarsi le mani. E quel bastone di Fratel Biagio, che ha voluto accanto a sé anche nel momento dell’addio, sembra raccontare meglio di ogni parola il suo cammino: saldo, instancabile, ricco di speranza. Don Maurizio era un dono per tutti noi, un esempio luminoso di cosa significhi vivere per gli altri. E anche ora, nel dolore della sua assenza, so che il suo insegnamento e il suo amore continueranno a guidare e ispirare molti.
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La storia è sempre la stessa...
Palermo città sempre più violenta ..
Palermitano al volante pericolo costante.
Speriamo non li rigetti...
Finalmente una decisione giusta in un una società di antimafiosi di professione e perbenismi di facciata , auguri alla ragazza per un pronto inserimento nel mondo del lavoro
L’unico modo per affrancarla dal suo passato e glielo vorrebbero negare? Auguri per il nuovo impiego
Spero che venga assunta. Mi sembra che sia una ragazza abbastanza pulita ed ha diritto ad una su vita ed a un lavoro.
Comprensibile che le colpe dei padri non ricadano sui figli; ma stiamo parlando della prefettura, la cosa richiede un approfondimento per la specificità dell’impiego.
Nel 1982 il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, avendo saputo che un impiegato civile della Prefettura di Palermo allocato all’Ufficio Patenti era parente di un mafioso, lo destinò subito ad altro incarico.
Per essere assunta sarà assunta, l’approfondimento è d’obbligo per la maggior tutela di tutti, della signora per prima.
Vero è che lei non ha colpa per la condotta del padre, ma il problema non lo crea la Prefettura, lo ha creato il padre.