Padri, figli, zii e nipoti: "tengo famiglia" in salsa politica catanese

Padri, figli, zii e nipoti: “Tengo famiglia” in salsa catanese

Parentele, strategie e voti.

CATANIA. “Giulia non è solo mia figlia, è soprattutto una giovane che ha deciso di metterci la faccia. Ha avuto coraggio, impegnandosi personalmente per il futuro di Catania. Aiutiamo i giovani a salvare la città”. Enzo Bianco ci mette tutta la passione possibile e spende parole di zucchero per l’unica figlia, Giulia. Chiamata in extremis a prendere il suo posto. Un finale che prima o poi doveva essere pur scritto. La morale, va da sé, è sempre la stessa. E fa rima con il più classico dei Tengo famiglia.

Riavvolgiamo il nastro. Tutto parte da quanto deciso dalla Corte dei Conti, che sull’ennesima candidatura dell’ex capo del Viminale ha detto un perentorio non s’ha da fare. Una storia che non poteva finire così.  Anche perché la gens Bianco non era ancora pronta a lasciare il campo. Ecco allora il piano-b.

Un Piano chiamato Giulia. ll passaggio di testimone è avvenuto – in quel del Parco Falcone – mentre Maurizio Caserta passava in rassegna le prime linee della lista che porta il nome del sindaco della Primavera. Impossibile, infatti, presentare una lista intitolata a Bianco senza un Bianco dentro. Di necessità virtu, insomma.

Tengo famiglia

Ma il longanesiano Tengo famiglia non è soltanto cifra dei progressisti catanesi. Anzi. Perché anche gli altri candidati sindaco hanno parenti illustri da onorare. Enrico Trantino – si sa – è figlio di quell’Enzo Trantino che ha fatto la storia non soltanto della destra tricolore catanese, ma del foro cittadino. Personalità diverse, esperienze non sovrapponibili. Ma un’unica tradizione. Tradizione che potrebbe camminare – in futuro – sulle spalle del nipote Ivan Albo, candidato in consiglio comunale che ha maturato una lunga esperienza amministrativa nella vicina San Gregorio di Catania. 

Parenti illustri

Dopo il lungo tira e molla, Valeria Sudano, parlamentare della Lega, ha fatto il passo indietro. Fosse rimasta in corsa, anche lei avrebbe potuto vantare nobili natali e l’orgogliosa appartenenza al lignaggio democristiano che nello zio Mimmo ha un sicuro araldo. Tra la possibile candidatura e le altre anime del centrodestra, si è però messo di traverso Raffaele Lombardo, il capostipite di una dinastia che ha visto il fratello (Angelo), il figlio (Toti) e il nipote (Giuseppe) militare tra i banchi dell’Ars. 

“Sono il figlio di un uomo che mi ha insegnato cosa significa fare politica fin da bambino”, anche i candidati fuori dalle coalizioni (non chiamateli minori!) possono sfoggiare i gioielli di famiglia. Lanfranco Zappalà è figlio di Alfio, già vicesindaco di Catania e maggiorente del fu Partito socialista italiano alle falde dell’Etna. 

Troppi

Peppino Lipera, rimettendo in piedi il Movimento popolare catanese fondato da Giuseppe De Felice Giuffrida, leggendario sindaco social-riformista e mattatore della vita politica catanese tra fine Ottocento e il primo ventennio del Novecento, aggiunge una pagina d’attualità al libro delle dinastie politiche catanesi.

Perché di Lipera, in politica, ce ne sono fin troppi, anche con storie non sempre sovrapponibili tra loro. Il cuore del figlio Piero – nonostante la parentesi da assessore al fianco del leghista Anastasio Carrà in quel di Motta – batte per la Nuova Democrazia cristiana di Totò Cuffaro. Alessandro, invece, è sceso – ma solo momentaneamente – dal Carroccio per spingere la macchina elettorale del padre. 

Anche Gabriele Savoca, candidato di Cateno De Luca, ha una storia familiare da onorare. Il padre Luigi, avvocato come lui e intellettuale militante, non ha mai smesso di sostenere le ragioni profonde dell’utopia e della giustizia sociale. 


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