Palermo, cocaina, gioielli e champagne: mafia, possibili sconti

Cocaina, gioielli e champagne: mafia, sono colpevoli ma possibili sconti

Sotto processo Pietro Formoso e altri sei imputati

PALERMO – La condanna è definitiva, ma per il boss di Misilmeri Pietro Formoso si dovrà stabilire se riconoscere o meno il vincolo della continuazione con una precedente sentenza.

Non è un dettaglio: in appello a Formoso, difeso dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Antonio Gargano, erano stati inflitti 12 anni di carcere. Li dovrà scontare tutti oppure solo una parte in continuazione?

Gli altri imputati

La Cassazione ha però messo il sigillo sulla sua colpevolezza. Così come per altri imputati nei confronti dei quali si torna in appello solo per valutare alcune aggravanti.

È il caso di Lorenzo D’Arpa (limitatamente alle aggravanti di mafia e all’applicabilità della recidiva), Vincenzo Meli (aggravante di mafia), Angelo Lo Cascio (recidiva). In appello erano stati condannati a 6 anni e otto mesi ciascuno per estorsione aggravata.

Sono difesi dagli avvocati Alessandro Martorana, Carmelo Franco, Giuseppe Bonazzo, Valerio Spigarelli, Corrado Sinatra, Massimiliano Russo.

Rigettati i ricorsi e dunque pene definitive per Pietro Morgano (6 ani e 8 mesi per estorsione) e Stefano Zarcone (due anni).

Definitiva anche la condanne di Francesco Paolo Migliaccio (2 anni e 4 mesi, ricorso inammissibile).

Fratello di due stragisti

Formoso, fratello di due boss colpevoli per la strage di Milano del 1993, poteva contare su grosse risorse economiche e differenziava i suoi in investimenti, ma è con la cocaina importata dalla Colombia che ha iniziato la sua scalata.

Nelle intercettazioni si faceva rifermento al pagamento di una grossa fornitura di gioielli – 100 mila euro – e di champagne – 6 mila euro – a cui Formoso si era interessato. “Fammi scendere questi quattro cartoni di sta cosa che mi serve… perché a Natale me la devo bere ogni giorno”, diceva Formoso.

Rapine, armi, droga ma fino al 2018 non c’erano condanne per mafia nel suo curriculum criminale.

Francesco Paolo Migliaccio è un un ex ispettore della Polizia di Stato in servizio presso il commissariato Porta Nuova di Palermo. Secondo l’accusa, non denunciò per ricettazione il titolare di un “compro oro” dopo che che una donna si era accorta che nell’attività c’erano i gioielli che le erano stati rubati.


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