PALERMO – Doveva essere la prima riunione ufficiale di Franco Miceli con i partiti del centrosinistra che lo sosterranno nella corsa a sindaco di Palermo, ma più che un vertice politico quella dell’istituto Gramsci è stata una via di mezzo fra un incontro politico e una presentazione ufficiale. Quasi un centinaio fra deputati nazionali e regionali, consiglieri comunali, segretari di partito, possibili candidati e semplici simpatizzanti, oltre ai giornalisti, che hanno affollato la sala dei Cantieri della Zisa per lanciare la volata a Palazzo delle Aquile.

Orlando grande assente
Il grande assente è Leoluca Orlando, rappresentato dal vice Fabio Giambrone, ma per il resto ci sono tutti: i parlamentari nazionali Adriano Varrica e Carmelo Miceli, quelli regionali Giampiero Trizzino, Antonello Cracolici, Giuseppe Lupo e Roberta Schillaci, l’assessore Toni Sala, il segretario provinciale del Pd Rosario Filoramo, la sinistra di Giusto Catania, Vincenzo Fumetta, Ninni Terminelli e Barbara Evola, gli “ex” candidati a sindaco Mariangela Di Gangi e Alberto Mangano, i consiglieri Rosario Arcoleo, Valentina Chinnici, Milena Gentile, Massimo Giaconia, Antonino Randazzo e Viviana Lo Monaco, la minoranza dem di Antonio Rubino e Fabio Teresi, l’area che fa capo a Claudio Fava.
Tutti attorno a Miceli
Un parterre riunito attorno a Miceli che nel pomeriggio, con un comunicato, aveva già lanciato la sua idea di un patto per la città oltre a individuare alcune priorità: la dimensione metropolitana, il problema del cimitero, il tram, i conti del Comune. “Un percorso partecipato dalle forze politiche di coalizione ma soprattutto dalla cittadinanza come avviene in tutte le grandi città d’Europa – ha spiegato Miceli – Iniziando dal periodo di campagna elettorale attraverso gruppi di lavoro e tavoli tecnici, per ripartire poi da palazzo delle Aquile nel segno di una nuova vita di Palermo: il percorso che faremo sarà condiviso e basato su un progetto che possa rispondere alle necessità e ai desideri di cittadini e cittadine. Lo strappo tra chi abita la città è la politica va ricucito e la modalità per farlo è quella della piena e trasparente condivisione”.
Il vero tema però resta sotto traccia ed è quello della discontinuità con Leoluca Orlando: l’eredità del Professore è diventata terreno di scontro fra chi la difende a spada tratta, come gli orlandiani e la sinistra, e chi invece vuole prenderne le distanze come il M5s e in parte anche il Partito Democratico. A Miceli spetterà trovare una difficile mediazione, con Orlando che nella sua nota di sostegno al presidente degli Architetti non ha mancato di sottolineare la necessità di riprendere “con forza il percorso tracciato in questi ultimi dieci anni”; una stoccata neanche troppo velata a Giuseppe Conte e Francesco Boccia e che inevitabilmente alimenta le tensioni in una coalizione che oggi si ritrova compatta, ma che fino a qualche giorno fa era ostaggio di veti incrociati e spaccature interne ai partiti. Perfino chi non voleva Miceli ora pare entusiasta. Acqua passata, stando a quanto si è visto oggi, o forse polvere nascosta sotto il tappeto in attesa dell’esito elettorale, all’indomani del quale regolare i conti.
Il nodo liste
La riunione è però anche l’occasione per affrontare l’altro nodo, cioè quello delle liste. Al momento le sicure sono quattro: Pd, M5s, Sinistra comune e quella del candidato sindaco che però potrebbero non bastare; da qui l’idea, avanzata da Giusto Catania, di una quinta “che riunisca le forze sociali e civiche”. Un velato riferimento ai “civici” che invece potrebbero confluire nel listone di Miceli. Giambrone si spinge anche più in là, chiedendo di farne più d’una: “Nel 2017 le nostre civiche hanno raccolto oltre il 20% dei consensi, perché rinunciarvi?”. Non che gli orlandiani abbiano la minima intenzione di farla, una propria lista: il no alle primarie e le tensioni sulla discontinuità hanno convinto il Professore a non candidarsi, nonostante le richieste, così come a non presentare un proprio simbolo. Giambrone non ha ancora sciolto la riserva, ma se correrà per Palazzo delle Aquile lo farà solo nel Pd. “E’ necessario però un coordinamento delle liste”, aggiunge il vicesindaco che chiede anche di provare a coinvolgere Rita Barbera, l’unica a sinistra rimasta in corsa solitaria.
Obiettivo ballottaggio
Al di là degli annunci, i partiti stanno facendo i conti con i possibili risultati: non è ancora chiaro cosa succederà a destra, ma la speranza del centrosinistra è di andare oltre il 30% giocandosela al ballottaggio. Un obiettivo possibile solo con un numero adeguato di simboli da piazzare sulla scheda elettorale. Miceli ascolta gli interventi, prende appunti ma intanto ai Cantieri si ragiona anche di candidati a Sala della Lapidi. L’appello di Boccia alla “calata” dei big ha trovato la disponibilità di Carmelo Miceli, mentre Giuseppe Lupo si limita a dire “di essere a disposizione del partito”; categorico il no di Cracolici. I dem potranno contare sugli uscenti Arcoleo, Gentile e Sala, oltre al presidente della Quinta Fabio Teresi, a Valerio Bordonaro, all’assessore Paolo Petralia. Più incerta la situazione tra i grillini: esclusa la consultazione on line per la scelta dei candidati, si aspetta un regolamento che chiarisca le regole. Certi gli uscenti, ancora in bilico Trizzino. A sinistra correranno Giusto Catania, Mariella Maggio, Barbara Evola, Ninni Terminelli, Marcello Susinno, Fausto Melluso, Massimo Sgroi, l’avvocato Claudia Amato; Mariangela Di Gangi e Ottavio Navarra, ma non è chiaro in che lista; Alberto Mangano potrebbe presentarsi in quella del sindaco.
“Bisogna darsi da fare”
La macchina si è comunque messa in moto e l’obiettivo è premere il piede sull’acceleratore. “Il momento della festa deve durare poco, bisogna darsi da fare”, ammonisce Filoramo a cui fa eco Catania: “Bisogna conquistare i voti”. “Oggi si consolida il progetto politico di una coalizione progressista per Palermo su cui ho sempre creduto e lavorato in questi mesi – aggiunge Randazzo – Franco Miceli è la persona giusta per accompagnare il Movimento 5 Stelle a vincere e portarlo finalmente alla guida della nostra Palermo”.
Il punto è che Miceli, come fa notare il suo big sponsor Cracolici, parte in svantaggio almeno dal punto di vista della popolarità: “I candidati del centrodestra sono da anni sulla scena politica e partono in vantaggio, dobbiamo recuperare questo handicap con una proposta forte alla città che divida, che faccia discutere come il recupero del centro storico nel 1993. Puntiamo sul mare e chiediamo ai palermitani di esserci”. Un appello alla partecipazione non solo ideale, visto che il Pd ha lanciato l’idea di una “raccolta popolare” da 10 euro a testa per il sostegno a Miceli: “Un modo per rendere trasparente l’aspetto finanziario della campagna”. E forse anche per non fare troppo affidamento sui partiti.