Ma che vuole Tommaso Dragotto, in fin dei conti?
“Voglio che Palermo si svegli. Tutti sono buoni a parlare e a denunciare la catastrofe. Qui bisogna costruire”.
Tommaso Dragotto, noto imprenditore palermitano, nel 2012 si candidò a sindaco di Palermo. Il suo programma di ventisette punti affrontava situazioni critiche, dalle partecipate al turismo. Via Libertà, in quel progetto complessivo, sarebbe diventata come una ramba barcellonese. Il bottino delle urne fu di circa duemila voti. Oggi, Dragotto, papà di Sicily By Car, torna in campo, non direttamente, ma con una piattaforma ‘Palermocittapossibile’ che, nelle intenzioni, vuole raccogliere i cittadini migliori, per competenza e sensibilità. Lo stesso imprenditore ha scritto su Facebook: “Sto cercando di indirizzare i palermitani ad avere dignità del proprio voto. Sono stanchissimo di sentire ‘deciderà Roma’, non siamo dei pupazzi obbedienti o robot comandati”.
Dragotto, lei si candida?
“No, grazie, abbiamo già dato”.
E allora?
“Perché? Uno deve per forza ricandidarsi? La città è in una condizione tremenda. Arrabbiarsi è sacrosanto, ma non possiamo limitarci a questo. Sbracciamoci e costruiamo il futuro”.
Che panorama vede?
“I soliti politici e qualche new entry: Cascio, Giambrone, Varchi, il solito Pd… Noi non abbiamo bisogno dei signori politici che ragionano con schemi vecchi e l’hanno dimostrato. A Palermo ci vuole una poderosa forza intellettuale e ci vogliono i manager”.
Nel 2012 non fu esattamente un trionfo…
“Il messaggio non è passato, non è stato capito”.
E perché dovrebbe passare dieci anni dopo?
“Perché adesso, con lo sfascio davanti ai nostri occhi, non abbiamo scelta. O diamo spazio a merito e competenze o affondiamo. O svoltiamo o ci teniamo il cimitero dei Rotoli così com’è”.
E chi è vicino che ne pensa?
“I miei amici mi dicono: ma chi te lo fa fare? Hai una vita tranquilla, fai quello che ti piace, non devi mettere la pasta a tavola, con ansia, ogni giorno…”.
E lei che risponde?
“Io? Che sono pronto a battere i pugni sul tavolo e che ci vuole qualcuno che si ribella. Io ho scelto di restare a Palermo con le mie aziende. A Milano fatturerei tre volte tanto. Mi rivolgo a quelli che hanno coscienza. Le ideologie non ci sono più. E i professionisti della politica hanno rotto i cabbasisi”.
Che fa, eccede?
“Ma noooo, è una parola che si usa pure dalla parti del commissario Montalbano. E’ bellissima e rende l’idea. Senza offesa per nessuno”.
Ma i candidati si muovono e adesso si sta muovendo il Pd….
“Il Pd? Poltrone e Divani… Per carità, è una battuta ed è di Fiorello, non mia, al cinquantesimo anniversario di ‘Sicily By Car’. Comunque, ci vuole la forza della gente, siamo tutti in campo, anche lei sa? Altrimenti Palermo è spacciata”.
In definitiva?
“C’è da analizzare i problemi e da approntare le soluzioni. Tante persone qualificate sono con noi e metteremo a disposizione di un sindaco meritevole le nostre conclusioni. Prima non mi sbilancio. C’è un gruppo di lavoro già pronto”.
Che ne pensa del sindaco Orlando?
“All’inizio è andato bene, poi ha cominciato a perdersi. Gli ultimi cinque anni sono stati un disastro completo”.
A che livello?
“Se qualcuno avesse cercato, coscientemente, di fare così male, non ci sarebbe riuscito”.