PALERMO – Pietro Alongi al Comune, Andrea Mineo all’ex Provincia o addirittura a Roma, una serie di compensazioni per i meloniani e l’impegno, a metà sindacatura, a fare un tagliando alla maggioranza. La solennità di Ognissanti riporta il sereno nel centrodestra palermitano, con la pace siglata a villa Niscemi tra il sindaco Roberto Lagalla e Fratelli d’Italia.
Un vertice che scongiura definitivamente lo spettro di una crisi politica, spazzando l’ipotesi (circolata nelle ultime ore) del possibile ritiro degli assessori Fdi in segno di protesta verso l’ex rettore. Epilogo atteso dal resto della coalizione, preoccupata per le fibrillazioni che hanno messo seriamente a rischio la tenuta della maggioranza con il bilancio consolidato (e il suo tesoretto da spartire) alle porte.
Vertice a villa Niscemi
Nel corso del summit, il sindaco avrebbe riconosciuto il ruolo svolto dal partito della premier un po’ a tutti i livelli a favore della città e del resto Fdi si è presentata con una delegazione di tutto rispetto: la deputata Carolina Varchi, l’assessore regionale Alessandro Aricò, l’eurodeputato Giuseppe Milazzo, il parlamentare regionale Fabrizio Ferrara, il coordinatore isolano Giampiero Cannella. Nomi con cui Fdi ha provato a dimostrare il proprio peso politico, tanto a livello cittadino quanto nazionale, e a trovare una via d’uscita a una situazione divenuta complicata da gestire.
Fdi passa all’incasso
Alla fine il forzista Pietro Alongi entrerà in giunta al posto di Andrea Mineo: la nomina avverrà nei prossimi giorni, anche se il giuramento potrebbe essere posticipato di un paio di settimane; un modo per consentire all’uscente di completare il lavoro sulla settima vasca e di non lasciare pratiche in sospeso. Fratelli d’Italia (al di là degli annunci bellicosi della vigilia, rimasti tali) perde un assessore ma passa all’incasso: Angelo Pizzuto dovrebbe fare il capo di gabinetto all’ex Provincia fino alla nomina a presidente di Amg gas, a gennaio del 2024; Eduardo De Filippis potrebbe invece andare alla fondazione Sant’Elia, sempre della Città metropolitana. Al pacchetto si aggiungerebbe anche la presidenza di Amap, non appena andrà a scadenza. E Mineo? Il neo meloniano sarà garantito dal suo partito e per lui ci sarebbero diverse opzioni sul tavolo: esperto del sindaco metropolitano con una serie di compiti di peso, in pratica una sorta di assessore provinciale di fatto anche se non formalmente, oppure incarichi alla Regione o addirittura a Roma.
Tagliando alla maggioranza
I meloniani però avrebbero puntato ancora più in alto: da un lato chiedendo nuove deleghe di peso da togliere agli alleati, dall’altro proponendo, a due anni e mezzo dalle elezioni, quindi a metà sindacatura, un tagliando alla maggioranza che rimetta tutto in discussione, dalle presidenze di commissione fino a quella del consiglio. Adesso viene il difficile, perché Lagalla dovrà riferire l’esito del vertice agli altri azionisti di maggioranza sperando che nessuno abbia obiezioni da fare, specie in casa azzurra.
Lagalla, vero vincitore
Alla fine dei conti, però, a vincere non sono tanto i partiti quanto il sindaco. Questa è stata la prima vera crisi politica che l’ex rettore si è trovato ad affrontare e lo ha fatto con pazienza e capacità di mediazione, portando a casa il risultato e lasciando tutti contenti a metà. L’ex rettore non ha rinunciato a un assessore, è riuscito a mantenere in squadra Rosi Pennino, ha tolto una poltrona a Fratelli d’Italia e non ha ceduto al pressing degli alleati che (a turno) hanno minacciato di uscire dalla giunta.