Palermo, ambulanze al Policlinico: spreco da 1,2 milioni di euro

Palermo, ambulanze al Policlinico: spreco da 1,2 milioni

Condanna pesantissima per un funzionario amministrativo

PALERMO – Sentenza ribaltata. Arriva la condanna a pagare una cifra pesante, anche se inferiore a quella contestata dalla Procura. In primo grado era stato stabilito che c’era un caos organizzativo al Policlinico di Palermo, ma pagare il conto non poteva essere un dipendente amministrativo.

La sezione di appello ha deciso in maniera differenze e ha condannato Maurizio D’Angelo. Il processo contabile ruotava attorno all’appalto delle ambulanze all’interno dell’ospedale universitario. Secondo l’accusa, sarebbero stati erogati servizi “in esubero” senza autorizzazione e liquidati senza controllo.

Furono il commissario dell’ospedale universitario Fabrizio De Nicola, il direttore sanitario Maurizio Montalbano e quello amministrativo Fabrizio Di Bella a presentare una denuncia.

La gara per le ambulanze fu aggiudicata nel 2012 al raggruppamento temporaneo di imprese composto da Italy Emergenza Cooperativa Sicilia e Ambulanze Città di Roma. I rapporti, però, sono stati intrattenuti soltanto con la Italy Emergenza. Il contratto fu prorogato fino a novembre 2017 in attesa della definizione della nuova gara.

Secondo la ricostruzione della Direzione generale, le fatture sarebbero state state liquidate dal funzionario D’Angelo, nonostante non fossero stati rispettati gli obblighi contrattuali che prevedevano la consegna di un report sulle prestazioni effettuate.

Ed invece non sarebbero stati indicati gli elementi – ad esempio il numero dei trasporti effettuati e dei mezzi utilizzati – per verificare la quantità e la qualità del servizio. E così ai 73 mila euro di canone mensile, si sono aggiunte altre somme non previste, compresa quella per avere sulle ambulanze un infermiere h24.

In primo grado passò la linea difensiva. È vero che le delibere erano predisposte da D’Angelo, ma “venivano approvate con determina dirigenziale e successivamente liquidate dall’ufficio economico-finanziario”. Sarebbe come contestare, scrissero i giudici, “all’esecutore materiale di un adempimento non corretto una disfunzione amministrativa che lo stesso non aveva in alcun modo contribuito a creare”.

Cambia tutto in appello. I giudici hanno accolto la ricostruzione della Procura contabile guidata da Gianluca Albo. La sentenza è definitiva: D’Angelo dovrà pagare un milione e 200 mila euro. L’accusa contestava un danno erariale da oltre due milioni di euro, ma una parte è andata in prescrizione.

“Emerge chiaramente che la responsabilità del controllo sulla regolare esecuzione dell’appalto – si legge nella motivazione della Corte di appello presieduta da Giuseppe Aloisio – gravava esclusivamente sulla direzione sanitaria e che tale controllo non veniva effettuato, ma veniva attestato con annotazione, dichiarazione di regolare esecuzione
e sottoscrizione del funzionario responsabile Dott. Maurizio D’Angelo. La condotta di quest’ultimo risulta caratterizzata, quanto meno, da colpa grave, non potendosi ritenere provata la configurabilità del dolo, affermato ma non dimostrato”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI