Palermo, blitz a Porta Nuova: 18 arresti, il boss ucciso era il cassiere

Mafia: 18 arresti, il boss ucciso era cassiere a Porta Nuova NOMI

La Procura ha disposto il fermo. Ci sono il reggente e il figlio dell'uomo assassinato alla Zisa

PALERMO – Le sirene delle gazzelle dei carabinieri tornano a suonare alla Zisa, lì dove giovedì scorso è stato ucciso Giuseppe Incontrera. Un’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo fotografa l’ascesa criminale dell’uomo assassinato a colpi di pistola da Salvatore Fernandez, che ieri si è costituito in caserma.

Gli arrestati sono 18 (GUARDA IL VIDEO DELL’USCITA DALLA CASERMA) a cominciare dall’uomo indicato come reggente del mandamento di Porta Nuova: Tommaso Lo Presti, soprannominato “il lungo”, vecchia conoscenza degli investigatori e scarcerato nel 2020 per fine pena. Su di lui si erano concentrate le indagini. Il suo ruolo era riemerso con prepotenza (leggi qui l’inchiesta di Livesicilia). Il fermo di oggi aggiunge un nuovo capitolo alla saga di famiglia.

Tra gli arresti ci sono pure il figlio della vittima della Zisa, Salvatore Incontrera, e Giuseppe Di Giovanni, fratello dei boss detenuti Gregorio e Tommaso. Anche Giuseppe Di Giovanni era già stato in carcere. Fu arrestato una prima volta nel blitz denominato “Panta rei” del 2015 e assolto. La vittima della Zisa e Giuseppe Di Giovanni erano diventati consuoceri dopo il matrimonio dei figli.

Nel 2018, in occasione dell’operazione che ha coinvolto il fratello Gregorio, il nuovo ordine di custodia cautelare poi annullato dal Tribunale del riesame. Infine l’archiviazione dell’inchiesta a suo carico. Da alcune ore, lui come gli altri, è in stato di fermo in attesa della convalida del giudice per le indagini preliminari.

Giuseppe Incontrera era il cassiere del clan di Porta Nuova. A lui toccava detenere i soldi raccolti con i traffici di droga e le estorsioni. Qualcosa è andato storto: a cominciare dalla coraggiosa denuncia di due imprenditori che hanno detto no al pizzo.

Incontrera aveva, dunque, un ruolo di peso. La sua ascesa criminale è stata frenata con i tre colpi di pistola esplosi in via principessa Costanza.

I militari hanno eseguito il fermo disposto dalla Procura di Palermo. Bisognava intervenire subito dopo i fatti di sangue. La tensione è cresciuta. Si temevano contraccolpi e vendette.

I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale indagavano da tempo sulle famiglie di Porta Nuova e Palermo centro. Hanno delineato l’organigramma, dai capi ai gregari. I soldi si fanno soprattutto con la droga: hashish, marijuana, cocaina, eroina e crack.

Le famiglie mafiose gestiscono l’intera filiera: dall’approvvigionamento all’ingrosso allo spaccio. Le piazze sono affidate a dei capi. Ne sono state individuate sei: Capo, Vucciria, Ballarò e tre alla Zisa (via dei Cipressi, piazza Ingastone e via Regina Bianca).

Ricostruite anche due estorsioni e cinque tentativi di imporre il pizzo, e due rapine a mano armata. Il fermo è stato disposto dal procuratore Paolo Guido e dai sostituti Giovanni Antoci, Luisa Bettiol e Gaspare Spedale.

I nomi

I fermati nell’operazione “Vento” dei carabinieri del comando provinciale di Palermo sono: Giuseppe Di Giovanni, 42 anni, Tommaso Lo Presti, 57 anni, Giuseppe Auteri, 47 anni, Calogero Lo Presti, 69 anni, Giuseppe Giunta, 35 anni, Domenico Lo Iacono, 46 anni, Salvatore Di Giovanni, 28 anni, Antonino Ventimiglia, 52 anni , Roberto Verdone, 51 anni, Nicoló Di Michele, 31 anni, Salvatore Incontrera, 25 anni, Antonino Stassi, 33 anni, Giorgio Stassi, 67 anni, Andrea Damiano, 44 anni, Gioacchino Pispicia, 25 anni, Antonino Bologna, 25 anni, Gioacchino Fardella, 21 anni, Leonardo Marino, 32 anni.


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