PALERMO – Le richieste di condanna sono pesanti. Sei anni per Roberto Helg, uno in meno per il fratello Fulvio. Sono imputati per bancarotta. L’udienza si è svolta nei giorni scorsi.
Il processo ruota attorno al fallimento delle società della famiglia Helg: la Gearr srl e la Frigidaire srl. Era il 2012 e finiva la storia commerciale di un marchio noto nel settore dei casalinghi e degli articoli da regalo. Sembrava colpa della crisi ed invece, secondo il procuratore aggiunto Roberto Helg e il sostituto Andrea Fusco, il crac sarebbe stato pilotato.
L’ex presidente di Confcommercio e vice presidente di Gesap rischia una nuova condanna dopo quella che gli è stata inflitta per estorsione: chiese una tangente da 100 mila euro al pasticciere Santi Palazzolo per non ostacolare il rinnovo della concessione di uno spazio di vendita nell’aeroporto Falcone e Borsellino. Solo che Palazzolo non cedette, lo denunciò e registrò la richiesta estorsiva d’intesa con i carabinieri.
Erano gli anni in cui Helg rappresentava una voce autorevole nel movimento antimafia e antiracket.
Prima che venisse dichiarato lo stato di insolvenza furono emessi assegni dai conti aziendali in favore di persone conniventi che avrebbero poi restituiti i soldi in contanti agli Helg. Gli imputati avrebbero impartito ai dipendenti l’ordine di prelevare merce – articoli per la casa e arredamenti – dal punto vendita di via Emilia per trasferirla nel magazzino di Carini.
Ed ancora nei bilanci societari sarebbero state caricate fatture, in entrata e in uscita, per operazione ritenute fantasma. Alla fine il buco avrebbe superato i cinque milioni di euro. La parola passa ora alla difesa. Poi la sentenza. In uno stralcio del processo la figlia dell’imprenditore, Cinzia, è stata condannata in appello a due anni con la sospensione condizionale della pena.