Palermo, tentato omicidio: in un video altri uomini coinvolti

Borgo Vecchio, tentato omicidio: in un video altri uomini coinvolti

In tanti hanno issato un muro di omertà

PALERMO – Manca la fase dell’accoltellamento, ma nelle immagini si vedono sia quella antecedente che quella successiva al tentato omicidio avvenuto lo scorso giugno a Borgo Vecchio. Come ha ricostruito ieri Livesicilia è stato arrestato un uomo di 29 anni, Alessio Alario.

“Protetto dall’omertà”

Sarebbe stato lui a colpire con almeno tre fendenti Francesco Castronovo una sera di inizio estate. Vittima e aggressore vivono l’uno di fronte all’altro, in via Collegio di Maria. Secondo il giudice per le indagini preliminari Angela Lo Piparo, Alario “è stato protetto dall’omertà”, ha potuto contare “sulla collaborazione dei vicini e sul silenzio degli abitanti”. Persino dei parenti di chi ha rischiato di essere ammazzato.

Tutti, tranne una sola persona, hanno detto di non avere visto cosa fosse successo. Eppure le immagini di una telecamera dimostrano che tanta gente ha assistito alla scena.

Chi altro è entrato in casa?

Una scena che comincia poco dopo le 20:30. Si vede Alario urlare con lo sguardo rivolto verso la casa di Castronovo. Si vede quando entra nella palazzina, seguito ad altre due persone. Si intuisce soltanto che uno è vestito di scuro e l’altro indossa una maglietta celeste. Che ruolo hanno avuto? Castronovo è stato accoltellato in casa, le scale erano insanguinate, e l’aggressione è proseguita davanti al portoncino.

Di certo è stato immortalato il passaggio di qualcosa di mano in mano. È l’arma del tentato omicidio? Forse si tratta del coltello trovato nel lavandino di casa di un parente di Alario? Quest’ultimo si è tolto la maglietta “e si è affrettato a lavarla subito”. Nel terrazzino di casa c’era una scarpa sporca di sangue. È il sangue di Castronovo.

“Un muro di omertà”

“Sono presenti più persone che hanno issato un altissimo muro di omertà – sottolinea il gip – che non ha mancato di caratterizzare anche la condotta del Castronovo e del suo intero nucleo familiare”. Quando hanno accompagnato il ferito in ospedale hanno detto che era stata un “uomo”, “un nero”, ad aggredirlo. Nulla di più.

Le indagini proseguono per capire cosa abbia scatenato l’ira di Alario e stabilire le responsabilità di chi lo ha protetto o aiutato.


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