PALERMO – C’è un filo rosso che lega i clan di famiglie mafiose diverse, per territorio e tradizione. Da Palermo a Catania sono tutti una cosa. Cosa nostra. Le relazioni fra i mandamenti sono la vera forza della mafia.
Le indagini della Dda palermitana, che di recente hanno smantellato i clan di Trabia e San Mauro Castelverde, offrono lo spaccato di una criminalità organizzata tentacolare. I rapporti con i boss di Palermo, in particolare con Alessandro D’Ambrogio di Porta Nuova, erano già noti. Ora saltano fuori quelli con Gino Di Salvo e Sergio Flamia di Bagheria, nel Palermitano; con Giacomo Di Dio a Capizzi e Vincenzo Giordano Galati a Tortorici (entrambi centri in provincia di Messina); con Franco Conti Taguali a Maniace nel Catanese. A svelare i contatti sono state prima le intercettazioni e poi i pentiti.
Ad esempio Sergio Flamia che prima di saltare il fosso è stato un pezzo grosso del clan bagherese. Il suo verbale offre lo spunto per nuove indagini. Le indagini sono partite da San Mauro Castelverde (dove Francesco Bonomo avrebbe retto le sorti del clan) e Trabia (sotto il comando di Diego Rinella). Ne è venuto fuori in viaggio nel cuore della Sicilia. Un viaggio fatto di pedinamenti e appostamenti che il mensile S in edicola ricostruisce tappa dopo tappa (CLICCA QUI PER ACQUISTARE LA VERSIONE DIGITALE).
Dalle estorsione nei cantieri ai piccoli furti: quando c’era una faccenda da affrontare i boss sapevano quali strade percorrere.