Palermo, contrabbando di 'bionde' e reddito di cittadinanza

Traffico di sigarette e reddito di cittadinanza: condannati

Sotto processo anche un sottufficiale della Guardia Costiera

PALERMO – Gli uomini dell’organizzazione facevano la spola dalla Sicilia alla Tunisia trasportando tonnellate di sigarette di contrabbando.

Si è chiuso ieri con dieci condanne e cinque assoluzioni davanti al giudice per l’udienza preliminare Giuliano Castiglia il processo che nasceva dalla prima operazione coordinata dalla sede palermitana della Procura europea.

Gli imputati e le condanne

Il blitz dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo scattò a novembre 2021. Queste le condanne chieste e ottenute dai pubblici ministeri Calogero Ferrara e Amelia Luise: Vito Agnello 5 anni, 4 mesi e 20 giorni, Mhedi Ammari 3 anni e 4 mesi, Bartolomeo Bertuglia 8 anni, 2 mesi e 20 giorni, Francesco Bertuglia 4 anni e 6 mesi, Fabio Bruno 4 anni e 2 mesi, Alfredo Caruso 5 anni, 3 mesi e 10 giorni, Giulio Di Maio 6 anni e 6 mesi, Mohamed Assen Hamsa 4 anni e 4 mesi, Giacomo Giuseppe Licata 2 anni e 2 mesi, Antonino Lo Nardo 7 anni e 6 mesi.

Gli assolti

Assolti Mohamed Baili, Samir Kacem, Walid Mirghli, Said Hamzda, Calogero Stassi. Erano difesi, tra gli altri, dagli avvocati Gaetano Turrisi e Monica Genovese.

Bartolomeo Bertuglia, 53 anni, sottufficiale della guardia costiera in servizio a Palermo tentò una disperata fuga in mare a largo di Marsala, prima di essere abbordato e bloccato.

I palermitani

I magistrati scandagliavano possibili canali utilizzati per la tratta di essere umani con il rischio di infiltrazione terroristica e scoprirono la rotta del contrabbando. Ad un certo punto sarebbe entrati in gioco la banda palermitana capeggiata da Antonino Lo Nardo, che viveva al Villaggio Santa Rosalia (assieme alla moglie percepivano 830 euro al mese di reddito di cittadinanza). Ne avrebbero fatto parte Giulio Di Maio (1.100 euro di reddito di cittadinanza), Fabio Bruno (1.053 di reddito di cittadinanza)

Il gruppo di Lo Nardo ordinava la merce, la ritirava in località concordate nel trapanese e la nascondeva a Palermo.


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