Palermo: Omicron al 20 per cento, allarme giovani ricoverati

Palermo: Omicron al 20 per cento, allarme giovani ricoverati

Le notizie dagli ospedali non sono buone. Ecco perché.

PALERMO- “Omicron è al venti per cento dei tamponi positivi a Palermo, ma non ci preoccupa perché, comunque, sembra meno letale e meno grave. La situazione a livello ospedaliero è sotto controllo, siamo attrezzati per gestire l’emergenza. Abbiamo tanti ricoveri al pronto soccorso, purtroppo, perché troppe persone non rispettano le regole e si sono lasciate andare durante queste feste. E’ l’errore da evitare. Gran parte dei ricoverati sono giovani dai venti a quarant’anni non vaccinati o con una sola dose di vaccino”. Le parole del commissario per l’emergenza Covid, Renato Costa, sono chiarissime e raccontano quello che sta succedendo. Gli ospedali sono sotto stress per l’incrocio pericoloso tra non vaccinati e tavolate chilometriche. Il prodotto? Un prevedibile mezzo disastro, mentre si susseguono le riunioni per riconvertire posti letto e organizzarsi in vista di mesi difficili.

Il pronto soccorso Covid dell’ospedale ‘Cervello’ è sotto stress da ore. In una escalation di ambulanze che vanno e che vengono siamo arrivati a più di quaranta pazienti per un indice di sovraffollamento di oltre il duecento per cento. Un dato raccolto sul campo che trova eco nelle cifre ufficiali. Gli incrementi certificati dagli ultimi rilevamenti dell’Agenas sono preoccupanti, non è più una questione di colorazione, ma di rischio effettivo.

Sono i non vaccinati, in massima parte, a non superare la crisi della pandemia. Entrano in ospedale, vengono intubati e se ne vanno, lasciando una scia di dolore che si sarebbe potuta evitare. E si scrive soltanto per invitare tutti a vaccinarsi, per mettersi al riparo. Un medico del ‘Cervello’, al telefono, si sfoga: “Noi siamo qui a combattere e vediamo sui social i selfie delle persone che, in quindici o in venti, stanno insieme senza la mascherina. Non riusciamo a fermarci un attimo e assistiamo a morti terribili ed evitabili. Non ne possiamo più”.

(foto d’archivio)


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