Palermo, i bambini e il Covid: 'Sos miocarditi e convulsioni'

Palermo, i bambini e il Covid: ‘Sos miocarditi e convulsioni’

Intervista al dottore Cipolla, primario del pronto soccorso dell'Ospedale dei Bambini

Il dottore Domenico Cipolla (nella foto), 56 anni, è il nuovo direttore del pronto soccorso dell’Ospedale dei Bambini di Palermo. E’ sempre stato un medico da campo. Uno che c’era per soccorrere i migranti dopo uno sbarco. Uno di quelli che non spengono mai il telefonino. Chi lo conosce dice che “ha un cuore sotto il camice”. Ora, quel camice – e tutta l’esperienza che contiene – combatte, con una squadra collaudata, contro il Covid e contro il resto, lì dove il dolore fa più male.

Dottore Cipolla, quanti accessi di bambini avete al giorno per Covid?
“Circa otto-dieci. Una parte dei settanta ingressi quotidiani globali”.

Qual è l’esito?
“Il cinquanta per cento di pazienti Covid viene ricoverato, generalmente sono bambini piccoli, comunque al di sotto dei cinque anni, l’età vaccinale. E si tratta, per la maggior parte, di casi lievi. In media restano ricoverati tre giorni. In atto sono circa venticinque i ricoveri, abbiamo trentadue posti disponibili nel reparto di Malattie infettive pediatriche diretto dalla professoressa Colomba”.

Quanti sono i bambini non vaccinati?
“Secondo le nostre statistiche, a Palermo, circa il 75 per cento dell’intera popolazione pediatrica, senza distinzioni di età”.

Lei auspica il vaccino anche al di sotto dei cinque anni?
Assolutamente sì, è indispensabile dai sei mesi in poi. Il vaccino comunque è in arrivo e sarà un’arma in più. Le complicanze da Covid possono essere fastidiose, anche in tenerissima età”.

Quali complicanze?
“Intanto occhio ai sintomi. Abbiamo osservato bambini con le convulsioni, in quantità più elevata. E poi c’è il famoso long Covid che provoca stanchezza, difficoltà di concentrazione o conseguenze più serie”.

Quali conseguenze più serie?
“La Mis-C, la temuta sindrome infiammatoria multisistemica che può portare a miocarditi e pericarditi. Nel 2021 abbiamo osservato venticinque casi che si sono risolti, per fortuna”.

In che momento siamo della pandemia?
“Nel momento in cui possiamo combatterla con buone possibilità di successo. Abbiamo i vaccini, non siamo a mani nude come due anni fa. Omicron contagia tutti, senza gravi conseguenze nei vaccinati, e sta immunizzando la popolazione”.

Lo scenario eventualmente peggiore?
“L’insorgere di una nuova variante diffusiva e virulenta. Per essere al riparo dobbiamo mettere in sicurezza tutto il mondo”.

Che ambiente ha trovato?
“Il migliore possibile. Colleghi fantastici, preparati, sensibili: è un piacere lavorare con loro. E c’è un grande sostegno, grazie all’ottimo lavoro svolto dalla Direzione Strategica dell’Arnas Civico”.

Il pronto soccorso di un ospedale pediatrico non è un posto come gli altri.
“No, ci vuole ancora più attenzione perché la fragilità del dolore qui è massima. Tutti restiamo colpiti dalla sofferenza di un bambino. Noi porteremo avanti dei progetti per integrarci sempre di più con la città”.

Qual è il segreto per reggere?
“Metterci sempre il cuore”.


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