PALERMO – Da favoreggiatore di Giovanni Brusca a usuraio. La corte di appello di Palermo ha condannato Santo Sottile e il figlio Alessandro. Il primo ha avuto 10 anni e mezzo, il secondo 6 anni. Sono caduti alcuni capi d’imputazione – si tratta degli episodi non denunciati dalle vittime – e i due imputati hanno ottenuto uno sconto di pena.
Il blitz dei finanzieri del Gruppo Palermo, nel 2020, ricostruì una triste storia che accomunava titolari di negozi di abbigliamento, bar, agriturismi, imprese edili e sale per ricevimenti. Ad un certo punto, per colpa del calo del fatturato o di altri intoppi, si erano ritrovati a dovere chiedere un prestito. Non in banca, dove ottenere credito è impresa ardua, ma dagli strozzini.
Tali erano, secondo la Procura della Repubblica, i due Sottile. “Stremati dai debiti”, scriveva il giudice per le indagini preliminari Claudia Rosini per descrivere la situazione delle vittime. Una ventina in tutto, di cui la stragrande maggioranza ha ammesso di essere finita nella morsa dei Sottile, originari di San Cipirello, nel Palermitano.
Si era sparsa la voce sulla loro “attività”. Agli incontri gli imputati si sarebbero presentati con decine di migliaia di euro in contanti e pattuivano i rimborsi con tassi che, rinvio dopo rinvio dei pagamenti, schizzavano al 520 per cento all’anno. Il titolare di un bar si è ritrovato a dovere pagare ”rate” di duemila e 500 euro al giorno.
Per nascondere il reale motivo dei prestiti i Sottile avrebbero emesso fatture per fittizie vendite di merce. Le fatture venivano emesse dalle ditte riconducibili agli indagati e finite sotto sequestro: Edilservicesottile srl, Due Esse Sottile srl, Planet Cars srl. Le vittime firmavano assegni e cambiali che non potevano essere messi in pagamento. E allora firmavano nuovi assegni, accumulando debiti su debiti. E se i clienti non onoravano le rate scattavano le minacce.
Tra il 1996 e il 2020 le cronache giudiziarie si sono occupate tre volte di Sottile padre. La prima volta finì in carcere pochi mesi dopo l’arresto di Giovanni Brusca, il boia di San Giuseppe Jato, di cui Sottile era accusato di essere un favoreggiatore.
Poi venne fuori la storia che Brusca minacciava Sottile, ma il capomafia fu assolto assieme al cugino dall’accusa di tentata violenza privata. L’ipotesi è che avesse cercato di riprendersi con le minacce due appartamenti in via Pitrè, a Palermo.
Infine nel 2020 l’arresto dei Sottile per usura e oggi la condanna in appello. Gli imputati dovranno risarcire le parti civili: le vittime dell’usura, assistite dagli avvocati Salvatore e Rosalia Maria Gugino, e Maria Luisa Martorana, le associazioni Sos Impresa (avvocato Fausto Amato) e Solidaria (avvocato Maria Luisa Martorana).