PALERMO – Tutti assolti per il cosiddetto “scandalo dei lidi”. La Corte di appello ribalta le condanne di primo grado. Cadono le accuse per Antonino Di Franco, ex dirigente del Demanio marittimo presso l’assessorato regionale al Territorio (era stato condannato a due anni e undici mesi), Giovanni Cimino (stessa pena), capo di una holding di imprese del settore turistico alberghiero, e Bartolomeo Vitale, braccio destro di Cimino (aveva avuto due anni). Erano stati tuti arrestati.
L’accusa per Di Franco era pesante: si sarebbe presentato nei lidi di Palermo e provincia o in altre strutture alberghiere ottenendo favori, regali e trattamenti da vip in cambio di “benevoli provvedimenti”. “Un vero e proprio accordo corruttivo”, lo avevano definito il giudice per le indagini preliminari e i poliziotti. Cimino, leader del settore con una serie di attività a Cefalù e non solo, avrebbe pure ricambiato i favori di Di Franco assumendo il figlio come bagnino.
L’ipotesi era che quando iniziarono le verifiche sulla regolarità delle concessioni, tra cui quella del lido Poseidon di Cefalù, ci sarebbe stata una frenetica attività per “sanare” o “regolarizzare” la situazione. Di Franco si sarebbe persino spinto a suggerire a Cimino la linea difensiva da adottare. Il “prezzo” di questi primi “sforzi” sarebbe stata l’assunzione del figlio di Di Franco e i lettini al mare in prima fila.
“Nulla di tutto ciò è accaduto”, hanno sempre ribattuto gli avvocati Enrico sanseverino e Giovanni Condello. La Corte di appello ha dato ragione alle difese.