PALERMO – La base operativa sarebbe stata la casa di Vincenzo Militello, al civico 176 di via Sperone. Da qui partivano le direttive per gestire una delle principali piazze dello spaccio di droga a Palermo. Si sarebbero suddivisi i compiti per riempire di cocaina gli altri quartieri della città, spingendosi anche a Bagheria, Ficarazzi, Villabate, Siracusa, Agrigento e Augusta.
Per 53 imputati la Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare è stata già fissata davanti al giudice Elisabetta Stampacchia. “Quelli dello Sperone”, li chiamavano i pusher che sapevano di potere conto su rifornimenti costanti.
Ecco l’elenco degli imputati. Dai presunti capi ai pusher: Salvatore Loreto Abbate, Francesco Paolo Amari, Davide Anselmo, Antonino Bartolotta, Giuseppe Berretta, Salvatore Binario, Giuseppe Blando, Francesco Bonura, Giuseppe Bronte, Matteo Cammarata, Giuseppe Cannata, Emanuele Caracausi, Francesco Cardella, Onofrio Catalano, Salvatore Ciancio, Pietro Crocilla, Rosario Di Maria, Emanuele D’Amico, Salvatore Di Fatta, Danilo Fanale, Biagio Ferruggia, Luca Roberto Ficarra, Giuseppe Fogazza, Ercole Guaresi, Antonino Guccione, Bruno Imprescia, Francesco La Vardera, Salvatore Natale Lo Monaco, Domenico Macaluso, Stefano Marino, Santo Mazzola, Antonino Mercurio, Ignazio Miceli, Vincenzo Militello, Maria Minì, Ilario Muratore, Rocco Novella, Fabrizio Nuccio, Giovanni Nuccio, Antonino Palazzotto, Roberto Pasca, Veronica Pillitteri, Carmelo Nasta, Pietro Raccuglia, Vincenzo Ramacci, Paolo Sancilles, Benedetto Scafidi, Gioacchino Schifaudo, Alessandro Selvaggio, Giuseppe Terranova, Pietro Trapani, Salvatore Troia, Antonino Vacante.
La droga sarebbe arrivata dalla Locride. Secondo i pubblici ministeri Gaspare Spedale e Federica La Chioma, prima di finire in carcere in un altro blitz, Militello avrebbe chiesto l’autorizzazione per i traffici ad Antonio Messicati Vitale, capo della famiglia mafiosa di Villabate.
Lo Sperone è stato al centro di una serie di indagini che hanno coinvolto interi nuclei familiari. In casa i bambini assistevano anche alle operazioni di confezionamento della droga o al conteggio dei soldi. Episodi allarmanti che hanno spinto la Procura dei minori a chiedere interventi drastici.