PALERMO – Appena una trentina di chioschi, a cui aggiungere un’altra decina di punti nei pressi dei cimiteri: le rivendite di piante e fiori, a Palermo, non sono certo tantissime, o almeno non lo sono quelle ufficialmente registrate dal Comune. Un elenco, elaborato dal Suap sulla base del proprio archivio informatico, che comprende quindi una quarantina di chioschi, sicuramente meno di quelli che si possono notare per le strade della città, soprattutto nelle vicinanze del camposanto dei Rotoli, di quello dei Cappuccini, di Sant’Orsola o di Santa Maria di Gesù.
A chiedere dati precisi e definitivi sui fiorai del capoluogo è stata la commissione Urbanistica di Sala delle Lapidi, presieduta da Giovanni Lo Cascio, su iniziativa del capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo. “L’elenco dei fiorai autorizzati su suolo pubblico che gli uffici del Suap hanno fatto avere alla commissione consiliare apre una riflessione sul regolamento dei fiorai che crediamo non essere aggiornato da molti anni – dice Tantillo – Abbiamo convocato gli uffici e l’assessore per il 29 aprile per poter affrontare l’argomento e avviare l’iter del nuovo regolamento che l’aula attende da 25 anni”.
Una nota che, come detto, riporta l’elenco degli autorizzati: da viale Strasburgo a via Leonardo da Vinci, da viale Campania a via Ausonia, da via Serradifalco alle piazze San Domenico, Generale Cascino e Mordini. E ancora, tra gli altri, piazza Indipendenza, corso Calatafimi, piazza Unità d’Italia, via Marinuzzi, via Leopardi o via Campolo. Una tabella a parte comprende invece i rivenditori dei cimiteri: i Rotoli ne contano otto, soltanto due i Cappuccini. Niente a Santa Maria di Gesù o a Sant’Orsola, dove invece a prima vista di fiorai ce ne sono diversi. E non è un caso che in 25, circa un mese fa, abbiano chiesto al Comune di essere messi in regola: da decenni lavorano in via del Vespro, avrebbero presentato domanda negli anni Settanta ma senza ottenere la licenza e da allora sono “invisibili” per il Comune, che recentemente ha disposto controlli a tappeto. “La nota degli uffici, che non commentiamo, se confermata ci induce a intervenire con urgenza”, conclude Tantillo.