Palermo, folle notte: l'agguato e i colpi di spranga chiodata

Palermo, folle notte: l’agguato e i colpi di spranga chiodata

I retroscena dell'aggressione in via Messina Marine

PALERMO – Un colpo di spranga alla testa che avrebbe potuto essere mortale e un agguato nel cuore della notte. Sono i due punti fermi raggiunti dagli investigatori in una storia tutta da chiarire. Ci sono ancora responsabilità da fare emergere.

Mario Rubini, 21 anni, lascia il carcere e va agli arresti domiciliari. Così ha deciso il Tribunale del Riesame accogliendo la richiesta del legale della difesa, l’avvocato Vincenzo Pillitteri. Non si conoscono le motivazioni, ma emergono i dettagli dell’aggressione culminata con un colpo di spranga il 9 aprile scorso in via Messina Marine.

Vittima un ragazzo di 19 anni, le cui condizioni di salute sono nel frattempo migliorate, ma ha rischiato grosso.

Secondo quanto ricostruito dai poliziotti, la vicenda ha inizio di notte al Borgo Vecchio. Rubini stava bevendo un cocktail in un pub in compagnia di un gruppo di amici e della sua ragazza. Aveva incrociato lo sguardo del diciannovenne, che ha avuto una storia con la fidanzata di Rubini. Volarono insulti e botte.

La vittima e i suoi parenti hanno raccontato che sarebbe stato Mario Rubini a tentare di investirli con la macchina. Un minorenne ha riferito di avere ricevuto una telefonata dal cugino, il quale lo invitava a raggiungerlo davanti all’Eurospin in via Messina marine perché Rubini lo stava aggredendo.

Rubini, la fidanzata e una coppia di amici hanno offerto una versione diversa. Sono stati loro ad essere aggrediti nella notte. Quindi sul telefonino di Rubini sarebbe giunta una chiamata. Doveva recarsi sotto l’abitazione della sua ragazza per chiarire la situazione. Una volta sceso dalla macchina avrebbe visto la vittima armata di un bastone ad attenderlo insieme ad altre persone. Si sarebbe difeso recuperando la spranga chiodata per terra, accanto a un cassonetto della spazzatura, che poi ha fatto trovare ai poliziotti. Era nascosta nel vano scala, dietro la porta l’ingresso dell’abitazione.

Secondo il Gip, non fu legittima difesa perché Rubini ha colpito il diciannovenne quando l’aggressione nei suoi confronti era già terminate. Era riuscito a divincolarsi dal gruppo di giovani. “È pur vero tuttavia che l’indagato – scrive il giudice – ha subito un vero e proprio agguato da gruppo di ragazzi che si era nascosto per sorprendere e aggredire Rubini”.


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