Palermo, inchiesta sul capolarato: indagata subito libera

Palermo, inchiesta sul capolarato: indagata subito libera

Non ci sono gravi indizi di colpevolezza. Revocati gli arresti domiciliari

PALERMO – Revocata la misura cautelare. Lascia subito gli arresti domiciliari Lamia Tebourbi, 51 anni.

Il suo nome è stato coinvolto nell’inchiesta della Procura di Palermo sullo sfruttamento delle migranti nigeriane ospiti in alcuni centri di accoglienza.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Annalisa Tesoriere, la donna, accompagnata dall’avvocato Giorgio Bisagna, ha negato ogni accusa.

Ha spiegato di avere lavorato come mediatrice nel centro di accoglienza “Donne nuove” di Palermo. In questa occasione ha conosciuto Luca Cardella, titolare di un’impresa di pulizie consorziata con il “Consorzio stabile Diadema” che avrebbe reclutato le ragazze per farle lavorare negli hotel in condizioni di schiavitù.

L’indagata ha spiegato che Cardella le era sembrato un uomo “affidabile e antirazzista”. Con lei si lamentava spesso dell’indisciplina e dell’aggressività delle ragazze.

Non aveva dato peso alle proteste delle migranti sul pesante orario di lavoro visto che per lei era prioritario tenerle impegnate ed evitare che, come spesso accadeva, finissero in strada a prostituirsi. La donna ha spiegato di non avere ricevuto soldi da Cardella.

Dopo l’interrogatorio secondo il gip sono venuti meno i gravi indizi di colpevolezza. Lamia Tebourbi è tornata libera.


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