Bonafede, Messina Denaro e l'onore da salvare

“Perché essendo una donna sposata”: Bonafede e l’onore da salvare

La maestra parla della relazione con Messina Denaro

PALERMO – “Perché io essendo una donna sposata…”, ha detto Laura Bonafede nel corso delle dichiarazioni spontanee dello scorso luglio depositate al processo di Palermo che si è chiuso in primo grado con la condanna a 11 anni e 4 mesi.

La maestra condannata per mafia si è difesa provando a smentire il suo ruolo di donna di mafia e tradendo l’imbarazzo per la sua relazione extraconiugale. Un imbarazzo che non ha rappresentato un ostacolo. Al contrario ha mandato in frantumi il codice d’onore di Cosa Nostra.

Lei, che è moglie di un ergastolano che ha commesso omicidi su ordine di Messina Denaro, almeno ha cercato di salvare le apparenze in un paese piccolo dove la gente mormora.

“Non volendo fare conoscere…”

Ed è per questo che “non volendo fare conoscere questa frequentazione con un uomo cercavo di fare le cose in prima persona”. Si riferiva allo scambio di lettere con il latitante. Meglio affidarsi a “una filiera corta”.

Avevano scelto “Lorena Lanceri”, che è stata condannata, per la consegna della corrispondenza “perché lo volevo tenere nascosto a chiunque, non lo sapeva mia mamma, non lo sapeva mia figlia, sarebbe stato un suicidio”.

Martina Gentile, però, sapeva chi era Matteo Messina Denaro che alla figlia di Laura Bonafede ha dato addirittura lezioni di latino.

“Ho abitato con mia madre”

Bonafede e Messina Denaro si incontravano per strada “sempre tutelandomi a non farmi vedere al mio paese in macchina con un uomo”. Secondo la ricostruzione dell’accusa, i due avrebbero addirittura convissuto. Circostanza smentita dalla donna che ha tirato in ballo, ancora una volta, arcaici codici d’onore: “Ho abitato con mia madre fino al 2021, si figuri se potevo dormire fuori casa, valla a trovare una giustificazione”.

Si era parecchio infastidita soltanto quando qualcuno in paese aveva messo in giro la voce che “io non facevo nulla per aiutare mio marito” nella sua vicenda giudiziaria. Non era vero, ma Laura Bonafede, condannata per associazione mafiosa, temeva che lo dicesse perché “mi aveva visto qualche volta in macchina” con Messina Denaro.

Era il chiacchiericcio che la infastidiva nella sua posizione di donna sposata. Si preoccupava del giudizio della gente. Era normale invece che avesse una relazione con uno stragista sanguinario che se ne andava in giro tranquillamente a Campobello di Mazara.


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