PALERMO – Dopo il pari di Modena la tifoseria rosanero si è spaccata. I soliti due partiti: chi sostiene che questa squadra non ha le potenzialità per tornare immediatamente in serie A e chi invece accoglie con soddisfazione il punto del Braglia riponendo fiducia nella crescita della squadra di Gattuso. Tra i due schieramenti se ne colloca un terzo, quello degli scaramantici, coloro che in ogni risultato o gol del Palermo intravedono un segno del “Dio pallone”. Ebbene, il segno in questione è il pareggio, stesso risultato che aprì il campionato del 2003/2004, quello della storica promozione in A dopo 31 anni. In quel caso i rosa pareggiarono ad Avellino 0-0. Un altro punto in comune tra le due ere, sono le affermazioni di Maurizio Zamparini: “Risaliremo subito in serie A”, e volendo continuare con i paragoni con un decennio fa, anche nella stagione 2003/2004 il Palermo veniva da una cocente delusione, ossia lo spareggio promozione perso a Lecce. Tra quella memorabile stagione con Guidolin al timone della squadra rosanero e questa in cui Zamparini ha scommesso su Gattuso, però, ci sono notevoli differenze in termini di investimenti in sede di mercato. Quello del 2003/04 era il Palermo di Toni, Corini, Zauli. Tutti nomi altisonanti che poi scrissero pagine di storia rosanero e, ad eccezione di Corini, anche della Nazionale azzurra.
Il patron Maurizio Zamparini aveva tutt’altro ardore nell’allestire un Palermo che non badò a spese e che, solo nel mercato estivo, spese circa quindici milioni di euro. A gennaio poi incrementò la sua nota spese con gli acquisti di Grosso, dei gemelli Filippini e di Jeda. L’acquisto estivo più importante fu quello di Luca Toni, prelevato dal Brescia per circa otto milioni di euro, più il cartellino di Alessandro Lucarelli. Toni non era ancora esploso del tutto nonostante fosse evidentemente uno dei migliori attaccanti emergenti, ma in terra rosanero divenne eroe con i suoi cinquantuno gol in due stagioni. Anche quest’anno il Palermo ha puntato su un attaccante alto e possente, Kyle Lafferty. Rispetto a Toni, però, Maurizio Zamparini ha speso qualche euro in meno, il nordirlandese è costato infatti 3,5 milioni di euro, cifra che ha permesso anche di sbloccare l’arrivo dalla Svizzera del tecnico Rino Gattuso.
Nell’anno della storica promozione come esterno arrivò Gasbarroni, preso in comproprietà per circa tre milioni di euro. Anche quest’anno sono arrivati gli esterni, ma per Stevanovic il Palermo ha speso circa 1,5 milioni. Sarà per la crisi economica che non ha risparmiato neanche il calcio, o per l’avvento del salary cap nel torneo cadetto, fatto sta che la società rosanero quest’anno ha certamente speso meno rispetto alla magica stagione 2003/04. Uno dei pezzi da novanta – di quell’epoca – fu Eugenio Corini, acquistato dal Chievo grazie anche alla cessione di Santana e Morrone, oltre ad un conguaglio economico che si aggirava intorno al milione e mezzo. Corini con il suo piede telecomandato fece la fortuna del Palermo e di Luca Toni che ha potuto contare su assist al bacio per il suo tipo di gioco. Poi arrivarono Ferri, preso per un altro milione, Vannucchi, Terlizzi, Berti e Atzori (ingaggiati a parametro zero) e Tanino Vasari, pagato a gettone in base al numero di presenze. Insomma, Zamparini spese circa 16 milioni per allestire una formazione di tutto rispetto che a maggio festeggiò la storica promozione in serie A.
Anche quest’anno il Palermo ha puntellato i vari reparti: per la fascia sinistra è arrivato Daprelà (un milione di euro), Terzi per la difesa (circa due milioni), Bolzoni per il centrocampo (un milione), N’Goyi per la linea mediana (uno e mezzo) e Di Gennaro (un milione) per rinforzare la linea dei trequartisti. Un mercato oculato quello rosanero fino a questo momento finanziato con gli introiti delle cessioni che fanno registrare un attivo nelle casse del club di viale del Fante. La cessione di Ilicic alla Fiorentina porterà circa nove milioni di euro rateizzati in tre tranche da tre milioni in tre anni. Palermo che ha incassato anche i soldi della cessione di Silvestre (6,5 milioni di euro), un milione dal Napoli per la cessione di Cavani al Psg (in virtù di una clausola nel contratto che portò il Matador al club di De Laurentiis), il paracadute della Lega per la retrocessione (circa tredici milioni di euro). Incassati quindi circa 23,5 milioni di euro. A questi si potrebbero aggiungere gli introiti provenienti dalle cessioni di Viviano o Sorrentino, e Mantovani. Vendite che potrebbero portare ulteriori risorse in cassa. Insomma, il Palermo vanta un tesoretto importante che in B potrebbe fare la differenza.