Palermo: il boss era in carcere, senza protezione scattò la rapina

Il boss era in carcere: senza protezione, scattò la rapina

La famiglia Luca subì un colpo da oltre 300 mila euro

PALERMO – Era il 2011. La famiglia Luca, che secondo l’accusa riciclava l’oro rubato a Porta Nuova, aveva subito una rapina da oltre 300 mila euro. In quel momento era in carcere, e lo è tuttora, Luigi Abbate, boss della Kalsa i cui soldi, 100 mila euro, sarebbero stati investiti nella “Luca Trade srl”.

Ai Luca era mancata la protezione. Sotto intercettazione, attendevano la scarcerazione di Abbate, che in un passaggio veniva tirato in ballo con un soprannome: “… vedi che appena esce… u papa fa la guerra…”.

Non è più uscito, ma i contraccolpi ci furono lo stesso. Ne parlavano i Luca, arrestati nei giorni scorsi dai finanzieri della polizia valutaria, facendo riferimento a uno scippo subito da una donna“: A due li ho riconosciuti”, diceva Francesco Luca, convinto che la rapina da loro subita fosse stata “ideata da Melchiorre Flandina” (oggi deceduto) e autorizzata da Nino Ciresi, mafioso di Borgo Vecchio.

I titolari della società di compravendita di oro che aveva monopolizzato il settore grazie alla mafia essi stessi vittima di un azione mafiosa. È un passaggio su cui i finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria stanno ancora indagando. Affonda nei segreti del mandamento di Porta Nuova.

Lo scippo, secondo Francesco Luca, altro non era che una ritorsione perché il marito della donna “è andato a vendere lui l’oro…”. Vincenzo Luca era addirittura convinto che l’uomo, Raffaele Favaloro, avesse fatto “la fava”, cioè la cresta sulla vendita della refurtiva: “Glielo hanno fatto quelli della via Cipressi lo scippo con l’Sh… è andato lui a vendere l’oro e gli hanno fatto la ‘tagliata’ nei soldi quando loro hanno sentito quanto valeva l’oro e quanto gli ha portato Favaloro non gli sono tornati i conti dice ma com’è che tu ne hai sceso modo per dire… lui disse trecentomila euro levandoci il tuo, tu doveva scendere a due e quaranta”.

I Luca ingoiarono il boccone amaro. La rapina fu un duro colpo economico, ma non frenò la scalata dei commercianti di oro. La loro società, secondo la Direzione distrettuale antimafia, sarebbe diventata la centrale per il riciclaggio dell’oro rubato in città.


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