PALERMO – Cartelle esattoriali da eliminare, ipoteche da cancellare, beni da nascondere. Parlavano di tutto questo il boss dell’Uditore Agostino Sansone e il politico Pietro Polizzi, arrestato pochi giorni prima di conoscere l’esito della sua corsa al Consiglio comunale di Palermo. Si era candidato al Consiglio comunale di Palermo con Forza Italia.
Già consigliere provinciale e comunale, Polizzi è anche dipendente di Riscossione Sicilia, oltre che impegnato in un Caf del quartiere. Un profilo che ha finito per renderlo il consigliere ideale per Sansone e per il cugino di quest’ultimo, Manlio Porretto. Sono finiti tutti e tre in carcere nelle scorse settimane.
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Quarantuno telefonate ai raggi X
Tra Sansone e Polizzi i poliziotti della squadra mobile hanno ricostruito 41 contatti telefonici. I nuovi elementi investigativi sono stati acquisiti al fascicolo dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Giovanni Antoci e Daria Scaletta. Sarebbero la conferma di un rapporto stabile fra il boss e Polizzi, di cui l’appoggio elettorale sarebbe stata una delle ultime dimostrazioni. Le telefonate erano spesso finalizzate ad organizzare degli incontri, come quello avvenuto a fine settembre 2021.
L’appuntamento fu fissato in un bar in viale Regione Siciliana. C’erano Sansone, Polizzi e Porretto che di Sansone è il braccio destro. Cercavano la soluzione per annullare alcune cartelle esattoriali di Porretto.
Un debito di 25 mila euro
Polizzi aveva fatto un controllo e risultava un debito di 24.950 euro. Intanto lo rassicurava perché le cartelle esattoriali al di sotto dei 5.000 euro sarebbero state annullate d’ufficio in virtù del condono riservato a coloro che guadagnano meno di 30 mila euro all’anno. Porretto almeno per il 2019 vi rientrava, visto che aveva denunciato solo il reddito di cittadinanza.
“Lei non ha premura vero? Possiamo aspettare un mese e mezzo… gli finisce di lusso. Se ha reddito come dice lui nel 2019… “, diceva Polizzi. Che aggiungeva: “È molto probabile che quei tuoi problemi di là te li risolvo… non è una cosa che devo fare io già gliela avrei detto… lei mi conosce”.
“Devo parlare con uno”
Dunque Porretto faceva riferimento a qualcuno, quasi certamente un collega, che potesse dargli una mano. Un concetto che ribadiva in una successiva conversazione nel corso della qual di discuteva di due cartelle: “Quindi alla fine tu, lei scusi, troverà zero, no che restano 6 e 7, poi le farò vedere… ancora la sicurezza non ce l’abbiamo perché devo parlare con uno ok? Non lo so, però lui ha detto che è bravo in queste cose. Dico io ci proviamo va bene?”. L’amico di Polizzi, oltre che disponibile, era soprattutto bravo.
“Lui di solito si prende 1.500 euro”
Le parole di Sansone rafforzavano la posizione di Polizzi: “… io ho tantissima stima e fiducia… stima e fiducia. Quindi tutto ciò che è lui mi dice per me è un Vangelo e chiudo il discorso”. Totale fiducia in Polizzi dunque, che spiegava: “… levandoci di sotto… lui di solito si prende… mille e cinquecento euro che te ne fotte… tu mi insegni che 1500 euro sono le spese di cancellazione”. Investendo 1.500 euro avrebbe risolto il problema. Il gioco valeva la candela. Stava parlando della tangente da pagare all’amico per ottenere il risultato?
“Sono nullatenente”
Non solo le pratiche del cugino Porretto, il boss dell’Uditore aveva affidato anche le sue a Polizzi: “Io invece io con la mia posizione come è combinata?”. “Ma non è a posto lei? L’anno scorso non siamo usciti dai guai?”, chiedeva Polizzi. “Sì”, a Sansone rimanevano da pagare 2.000 e 2.500 euro.
Il passaggio successivo apre uno squarcio investigativo da approfondire. Un filone sui beni di Sansone: “Mi sono tolto tutto… quindi io risulto nullatenente. Io ho passato molte cose alle mie figlie… io non faccio altro che gestire”.
Una gestione occulta. Una strategia che riceva il plauso di Polizzi: “Minchia non ti sei levato di sotto perché non vanno a fare in culo?”. E Sansone ribadiva: “Cosa cambia, gestisco gestisco sempre io e gli faccio comprare a loro quello che voglio”. “Alla fine si possono attaccare al tram quando li accucchi 20.000 euro di debito? Qualche bollo, l’immondizia”, aggiungeva Polizzi.
Il vaccino Covid senza coda
La posizione più urgente da risolvere era quella di Porretto. Ne discussero in un nuovo incontro. Prima però Sansone doveva andare alla Fiera del Mediterraneo per vaccinarsi contro il Covid. A proposito, Polizzi si rammaricava: “Vieni a Passo di Rigano non te lo faccio fare subito là sopra… il vaccino senza coda… così facciamo l’utile e il dilettevole”.
C’era un intoppo: “La pratica era dimenticata in conservatoria, il direttore li ha chiamato venerdì massimo lunedì è cancellata”.
Il 13 gennaio scorso Agostino Sansone faceva il resoconto della situazione al fratello: “Manlio era triste perché gli è arrivata una ipotetica… aveva una casa lì, è senza soldi, se la sta vendendo 24.000 euro a parte che non ha manco una lira, come la va a pagare l’ipoteca? Quindi è venuto da me. Ora gliel’ho fatta sistemare, gliel’ho sistemata… 290 euro e gli ho fatto chiudere tutte cose”.
Dagli accertamenti è emerso che c’era una ipoteca legale su una casa di Porretto in via Noce. In effetti è stata cancellata. Le indagini proseguono. Chi ha aiutava Polizzi a cancellare le cartelle? Di quali beni si era spogliato Sansone?