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Chi è Pietro Polizzi, il candidato finito in manette

La corsa per conquistare uno scranno a Palazzo delle Aquile si è fermata dopo l'arresto per voto di scambio
L'INCHIESTA
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PALERMO – Il collegio di Pietro Polizzi, candidato nella lista di Forza Italia al Comune di Palermo e arrestato per voto di scambio politico-mafioso nell’inchiesta della Procura, è quello dell’Uditore, quartiere popolare a Nord di Palermo, feudo dei costruttori Sansone, storici alleati del capomafia Totò Riina, che ospitarono il capo di Cosa nostra in una delle loro ville nell’ultimo periodo della latitanza, in via Bernini, poi confiscata e trasformata in caserma dei carabinieri.

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Polizzi, 52 anni, dipendente della società Riscossione Sicilia, nel 2008 fu eletto consigliere alla Provincia nella lista dell’Udc, poi ne divenne capogruppo; quattro anni dopo fu eletto, sempre con il partito dello scudocrociato, nel consiglio comunale di Palermo, con 1.066 voti. Nella tornata elettorale successiva, Polizzi si candidò con la lista ‘Uniti per Palermo’, che sosteneva Leoluca Orlando, ma non fu eletto, ottenendo 617 preferenze. Quindi il passaggio a Sicilia Futura, a fianco di Edy Tamajo, movimento rappresentato anche in Assemblea siciliana; nei mesi scorsi assieme al blocco di Sf, Polizzi è transitato tra le fila di Forza Italia.

Chi lo conosce parla di suoi interessi anche nel mondo dei patronati e dei Caf, proprio nel quartiere Uditore. In questa tornata amministrativa era candidato in ticket con Adelaide Mazzarino, moglie di Eusebio D’Alì, animatore di “Palermo merita di più”, movimento di cittadini costruito per tirare la volata alle candidature azzurre; D’Alì è stato coinvolto nell’inchiesta della Procura, coordinata dalla Guardia di finanza, sull’Azienda trasporti siciliana (Ast, controllata dalla Regione) con nove persone indagate a vario titolo per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato.

La Mazzarino viene definita dallo stesso Polizzi, nelle intercettazioni della Polizia, come la candidata del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè.


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