Palermo, il pentito e la mappa dei posti dove prendeva la droga

Al bar, nel residence, in bagno. Le stazioni di posta della droga

Il racconto del nuovo collaboratore di giustizia

PALERMO – È molto più di un’inchiesta sullo spaccio di droga. Svela la capillarità del fenomeno e il ruolo della mafia. Il racconto del nuovo collaboratore di giustizia Angelo Esposito apre importanti squarci investigativi.

Due giorni fa, mercoledì 25 giugno, la Procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia, ha fermato otto persone. Avevano messo in piedi l’organizzazione dei finti rider: non consegnavano cibo, ma dosi di droga.

I finanzieri del gruppo Pronto impiego monitoravano Esposito da tempo. Lo avevano scarcerato e si era messo subito nel giro. Fino a quando ha deciso di cambiare vita, collaborando con la giustizia e raccontando molto più di quanto i magistrati erano pronti a contestargli.

Le sue dichiarazioni sono una mappa che gli investigatori sono al lavoro per decifrare. Esposito sa che Vincenzo Adelfio, il presunto capo del gruppo assieme a Vincenzo Di Giovanni, “ha potere di far arrivare merce e conosce molte persone fuori Sicilia”.

Lo stesso Di Giovanni “aveva comprato a Catania di nascosto” e vanta “amicizie anche a Verona”. L’ipotesi è che abbiano disatteso l’ordine che a fornire la droga debba essere, sempre e solo, la famiglia mafiosa di riferimento. In questo caso, Porta Nuova.

Ci sono canali di approvvigionamento classici e altri innovativi. Ad esempio “Vincenzo Di Giovanni faceva acquisti su Telegram e su WhatsApp… mettono le foto… chiunque può acquistare”.

Esposito si muoveva molto anche di persona: “Sono andato a prendere sostanza stupefacente per conto del gruppo a Falsomiele in un bar”. Un’altra volta “a Brancaccio dove ho preso un chilo e mezzo di fumo”, oppure “ai Ciaculli” da “una persona che mi ha dato un sacchetto. Era in un residence. Sui quarant’anni”.

Sempre a Brancaccio la stazione di posta della droga era gestita da uno che ha “un’attività di rivendita di caffè. Me la faceva trovare dentro il bagno”. Oppure, ha aggiunto il neo collaboratore, “la compravo in via Perez”.

Esposito ha fatto i nomi dei “pezzi grossi” che sovrintendono agli affari per conto dei boss. Tra i fermati c’è anche un nigeriano, Tochi Chima Isiguzo. Un volto noto che, ha messo a verbale il collaboratore, “è vicino ad Alessandro D’Ambrogio”, potente capomafia di Porta Nuova, oggi detenuto, e ad altri personaggi che contano nel mandamento e sono ancora a piede libero.

Fu lo stesso nigeriano a raccontare ad Esposito “che era vicino ad Alessandro D’Ambrogio e aveva il potere di vendere a Ballarò.
Loro (i mafiosi ndr) sono i primi per fare lavorare i nigeriani a Ballarò”.


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