PALERMO – Prima che Emanuele Burgio venisse assassinato a colpi di pistola, alla Vucciria, qualcun altro ha rischiato di morire per mano di coloro che sono sotto processo per l’omicidio.
Pistola in pugno a Borgo Vecchio
La sera del 1° novembre del 2020 le telecamere di videosorveglianza piazzate a Borgo Vecchio hanno immortalato Domenico Romano che, pistola in pugno, insieme al figlio Giovan Battista e al fratello Matteo, rincorrevano a piedi un gruppo di ragazzi della Zisa.
Due uomini nel mirino
Nel mirino erano finiti Salvatore Incontrera (figlio di Giuseppe, il boss di Porta Nuova assassinato lo scorso 30 giugno), Nicolò Di Michele (il primo è stato arrestato nei giorni scorsi, mentre il secondo è latitante). Sono vivi per miracolo.
La pistola utilizzata da Domenico Romano si inceppò al momento di fare fuoco. Così raccontava Giuseppe Incontrera alla moglie dopo che il figlio lo aveva fatto svegliare nel cuore della notte. C’era stato “il fuggi fuggi”.
Il figlio del boss
Quando ammazzarono Burgio, figlio di un condannato per mafia, Filippo, Leonardo Marino, che aveva il controllo della piazza di spaccio alla Vucciria era stato invitato da Incontrera e vendicare il delitto. Nulla accadde, tanto che Marino fu rimproverato.
Vendetta
Per consumare la vendetta bisognava attendere l’imminente scarcerazione di Filippo Burgio: “Mi ha chiesto (si riferisce a un parente della vittima da cui sarebbe stato avvicinato) di trovare una calibro 9 – ha messo a verbale il neo collaboratore di giustizia Filippo Di Marco – dice appena esce mio cugino ci dobbiamo divertire un po’… ma c’è quel cornuto di fuori e qualche capriccio ce lo dobbiamo togliere anche alla Vucciria… a Emanuele se lo sono venduti venduti quelli alla Vucciria disse che l’omicidio era stato motivato dal fatto che Emanuele Burgio si stava facendo forte”.
Forte negli affari della droga. La sua scalata aveva provocato la reazione di Romano che, mesi prima, una sera di novembre avevano preso di prima il figlio di Incontrera. Filippo Burgio avrebbe dovuto essere scarcerato in queste ore. I carabinieri lo hanno arrestato di nuovo su ordine del gip. Il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Giovanni Antoci, Luisa Bettiol e Gaspare Spedale hanno ricostruito il suo presunto e attuale ruolo mafioso. Un ruolo mai venuto meno, nonostante si trovasse in carcere.