Messina Denaro ha vissuto a Palermo: caccia al covo segreto

Messina Denaro ha vissuto a Palermo: caccia al covo segreto

Non solo Campobello di Mazara, il padrino era di casa anche nel capoluogo siciliano

PALERMO – È a Palermo che si cerca uno dei covi ancora non scoperti di Matteo Messina Denaro perché è anche a Palermo che il capomafia avrebbe vissuto durante la latitanza.

La scelta di curarsi in città non deriverebbe soltanto dalla fiducia che da paziente riponeva nella clinica La Maddalena, ma anche dal fatto di potere contare su una rete di protezione nel capoluogo siciliano.

Quando si è ammalato di tumore ha scelto di vivere stabilmente a Campobello di Mazara. E prima? Di sicuro, come è emerso con l’arresto della maestra Laura Bonafede, per tanti anni il paese trapanese è stato la sua casa.

Capitava, però, che suonasse qualche campanello di allarme. Le operazioni si sono susseguite. Decine e decine di arresti. Il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto definisce “incredibile” il fatto che Messina Denaro non sia stato arrestato prima. Desta addirittura “sconcerto”.

Il padrino e la maestra Bonafade conducevano una vita (quasi) normale. A volte però sentivano la pressione. Lui, ad esempio, nel 2013, in occasione dell’arresto della sorella Patrizia e del nipote Francesco Guttadauro, usava parole rabbiose contro lo Stato. Si sentiva un “perseguitato”.

Lei ce l’aveva con “i nemici” in divisa. Gli “sbirri mi stanno addosso”, Castelvetrano era il “posto più controllato della nazione”. Nel 2017, quando subì una perquisizione, la donna avrebbe passato il testimone ai tre cugini, i due omonimi Andrea Bonafede e ad Emanuele Bonafede, divenuti centrali nella schiera dei favoreggiatori.

Anche a Palermo ci sono tracce ripetute della sua presenza. Si parla di incontri, feste e bische clandestine. Molte cose sono frutto di un passaparola malsano, altre no. Sono vere e concrete.

I carabinieri del Ros stanno ricostruendo i suoi spostamenti, analizzando le celle telefoniche agganciate dal suo cellulare a Palermo (ne aveva addosso due al momento dell’arresto). E non solo: ci sono altri indizi top secret che spostano indietro nel tempo la scia palermitana.

L’esistenza di altri covi appare scontata anche seguendo l’evoluzione delle indagini. “Ma la cura quasi maniacale del latitante nella annotazione di qualsiasi accadimento della sua vita, nella tenuta di diari e quaderni in cui trascriveva anche commenti e nella elencazione delle spese personali – scrive il gip – quale risulta dai documenti in atto rinvenuti, non può fare dubitare dell’esistenza di materiale documentale di ben altra importanza sugli affari criminali di Messina Denaro Matteo (oltre che sulle fonti dei suoi ingenti guadagni ovviamente di sicura provenienza delittuosa) custodito in altri covi non ancora individuati”.

La ricerca continua ed ha già portato dritto a Palermo.


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