PALERMO – Diciotto condanne per boss e gregari del Borgo Vecchio diventano definitive, solo per due imputati sarà necessario celebrare un nuovo processo. I carabinieri sono andati nel popolare rione palermitano per condurre alcuni condannati in carcere.
Nel 2020 si assistette ad un evento unico a Palermo: diciotto persone, fra imprenditori e piccoli commercianti, si ribellarono al pizzo. I carabinieri del Comando provinciale raccolsero le loro denunce.
Per Giuseppe Gambino e Salvatore Guarino la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio il verdetto, ordinando un nuovo processo di appello ma solo per rideterminare la pena. Per Pietro Matranga la pena è stata già rideterminata in 5 anni, due mesi e 20 giorni.
I fratelli Monti

Per il resto i supremi giudici hanno confermato in blocco la sentenza emessa nel 2024 dalla Corte di Appello presieduta da Adriana Piras. L’elenco si apre con i fratelli Angelo (10 anni ma in continuazione con una precedente condanna) e Girolamo Monti (17 anni, 5 mesi e 10 giorni in continuazione con una precedente condanna).
Ingarao, una famiglia di mafiosi

Angelo aveva mantenuto lo scettro di capo della famiglia grazie al lavoro sporco del fratello. Al suo fianco c’era Jari Ingarao, condannato a 16 anni, 10 mesi e 20 giorni. Sono zio e nipote perché la moglie di Monti è sorella della mamma di Ingarao, a sua volta figlio del reggente di Porta Nuova, Nicola Ingarao, ammazzato nel 2007 dai Lo Piccolo di San Lorenzo.
Oltre a Jari Ingarao sono stati condannati anche i fratelli Danilo e Gabriele rispettivamente a 8 anni e 7 anni e 4 mesi. Sono stati arrestati nel pomeriggio.

I boss esercitavano il controllo della borgata anche scegliendo la scaletta delle canzoni nelle feste di piazza grazie all‘impresario Salvatore Buongiorno (condannato a 6 anni e 8 mesi) che, forte dell’appoggio mafioso, aveva monopolizzato il settore, organizzando la riffa per finanziare i concerti e decidendo chi dovesse vendere pane e panelle mentre si festeggiava Sant’Anna.
Tutti gli imputati condannati
Queste tutte le altre condanne definite visto che la Cassazione ha rigettato o dichiarato inammissibili i ricorsi: Paolo Alongi, 6 anni e 8 mesi, Giovanni Bronzino 8 anni e 4 mesi, Francesco Paolo Cinà 2 anni, Domenico Canfarotta 8 anni, Giuseppe D’Angelo 2 anni e 4 mesi, Marcello D’India 8 anni e 4 mesi, Antonino Fortunato 6 anni e 8 mesi.
Ed ancora: Giuseppe Lo Vetere 7 anni e 6 mesi, Vincenzo Marino 2 anni, Emanuel Sciortino 7 anni e 4 mesi, Vincenzo Vullo 4 anni e 8 mesi, Emanuel Sciortino 7 anni e 4 mesi, Giovanni Zimmardi 13 anni e mezzo.
Le parti civili
Risarcimenti per le parti civili: alcune vittime del pizzo, Addiopizzo (avvocato Salvatore Caradonna) , Centro Studi Pio La Torre (avvocato Francesco Cutraro), Comune di Palermo (avvocato Ettore Barcellona) , Sicindustria, Coordinamento antiracket, Solidaria, Confcommercio, Sos Impresa (avvocati Fausto Amato e Maria Luisa Martorana) , Federazione antiracket (avvocati Ugo Forello e Valerio D’Antoni), Sportello di solidarietà.
“Un cospicuo numero di commercianti e imprenditori aveva denunciato, anche con l’ausilio del nostro movimento -scrivono da Addiopizzo -. La sentenza conferma come, per la prima volta, il fenomeno della denuncia collettiva abbia visto coinvolti numerosi commercianti e imprenditori nel quartiere Borgo Vecchio di Palermo”.