Il nuovo sindaco di Palermo? Dovrà iniziare una storia vera - Live Sicilia

Il nuovo sindaco di Palermo? Dovrà iniziare una storia vera e concreta

Il passato della nostra città è una inesauribile fonte di insegnamento
IL COMMENTO
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Colui che sarà il nuovo sindaco di Palermo avrà dinanzi un compito in più di quelli, gravosissimi, che sappiamo: iniziare una nuova storia della città, una storia di crescita reale, vera, concreta. Insomma, una nuova cultura, basata sulla maturazione dei valori che fanno di un’aggregazione umana una vera e funzionante collettività. Ecco perché il nuovo sindaco dovrà attivare tutta la propria generosità, rinunziando ai facili e fasulli traguardi, impegnandosi ad evitare ciò che Victor Hugo, ne I Miserabili, descrive così: “Il mondo confonde le stelle disegnate dai piedi delle anatre sul fango con le vere stelle che brillano nella profondità del cielo.”

Cosa è accaduto

E il passato di Palermo è una inesauribile fonte di insegnamento. Diamogli un’occhiata. E’ accaduto che il vecchio sindaco abbia preso sul serio non i bisogni dei palermitani, ma le loro debolezze: la superbia da “nazionalismo” comunale, l’espropriazione dei meriti altrui mistificandoli come propri, il padrinato delle finte superiorità delle classi istruite o un tempo aristocratiche e quindi vogliose di potere esibire, protette dallo stare dalla “parte giusta”, le loro vanità classiste; un padrinato gestito con il criterio medievale dell’appartenenza e con il cinismo del prestigiatore che fa apparire giganti i nani.

E’ accaduto che il vecchio sindaco abbia dedicato 37 anni a costruire il racconto di sé, accreditandosi di tutto ciò che ne ha creato la storicizzazione, riuscendo finanche a vaporizzare la meschinità della sua ostilità nei confronti di chi, come Giovanni Falcone, operava fattualmente contro la mafia. Si è dedicato, infatti, a costruire la propria fantastica storia personale indossando da maestro i panni sia di lotta che di governo, trovandosi quindi sempre dalla parte apparente della ragione.

Una città raccontata

E Palermo è divenuta più una città raccontata che una città che veramente racconta grazie a chi avrebbe dovuto guidarla. Non è per caso che è sempre stata nel fondo delle classifiche annuali sulla qualità della vita. Qualità che viene commisurata soprattutto a quella dei servizi, che sarebbero la misura della efficienza di chi la amministra.

Nonostante il vecchio sindaco e i suoi numerosi cortigiani, Palermo è una città che seduce, ammalia, entra nelle vene per sempre. Falcone, Borsellino, San Pino Puglisi, come altri costruttori di civiltà, morti per il bene comune, sono esistiti veramente ed è a loro che dobbiamo la parte migliore dell’antropologia palermitana contemporanea. Ed è di essi che continueremo a raccontare. Io non credo che il vecchio sindaco inserirà questa pagina nel faldone che cura sin dai primi tempi della sua vicenda di amministratore e che si intitola “documenti per la storia”, ma so che quando dopo sei anni di personale e vicinissima collaborazione, ne compresi la verità identitaria, gli scrissi una lettera di doloroso e sconcertato congedo.

Oggi quelle parole interpretano le ragioni dei tanti che via via nel tempo hanno scelto di ammettere a sé stessi il proprio errore. “Non lasciare che ti si conosca troppo”, una volta gli avevo suggerito. E allora come ora non gli dissi che cosa avrebbe meritato. A chi sarà il nuovo sindaco, invece, posso soltanto ricordare di mettere a frutto ciò che la vicenda della nostra città ha insegnato: Palermo deve essere voluta bene più che a se stesso e quindi servita seriamente. I nani, i ruffiani, i fingitori di professione, non servono più.


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