Palermo, omicidio Celesia, i "non ricordo" del sottobosco della città

Omicidio Celesia, i “non ricordo” nel maleodorante sottobosco di Palermo

Il racconto di uno di due fratelli arrestati e le identità nascoste

PALERMO – I troppi “non ricordo” mostrano l’evidenza di una verità a metà. C’è una tragica certezza: l’ex calciatore Lino Celesia è stato assassinato a colpi di pistola in discoteca lo scorso 21 dicembre, a Palermo. Al contempo ci sono ancora tanti punti oscuri e protagonisti a cui dare un volto. Personaggi che si muovono armati nel sottobosco maleodorante della città.

Il video e le pistole

Basta rileggere le parole dell’interrogatorio del più grande dei due fratelli arrestati. G.O., 23 anni, risponde della detenzione della pistola. In un frame estrapolato da una telecamera che lo inquadra ormai fuori dalla discoteca, in via Ximenes, si vede il giovane che impugna l’arma. Glielo mostrano mentre è seduto negli uffici della squadra mobile e lui risponde: “In questo video noto che avevo una pistola ma non ricordo di averla mai posseduta”.

La risposta non cambia dopo avere visto un secondo video: “Prendo atto che c’è un passaggio tra le mie mani e quella di un altro soggetto di una pistola che viene inquadrata. Non ricordo nemmeno questa circostanza. Non so chi sia questa persona“.

La lite alla Vucciria

Nulla dice, se non che sia avvenuta alla Vucciria, sulla precedente lite che potrebbe essere alla base dell’omicidio. “Ho avuto questa rissa con la vittima, Rosolino. Tra la rissa accaduta in precedenza – aggiunge – in via dei Chiavettieri e il giorno della rissa in via Calvi non ci sono stati altri episodi”. Si affretta a chiarire che “non conoscevo la vittima, mi sono recato in discoteca a piedi con altri ragazzi del mio quartiere. Ricordo che erano con me…. (c’è un nome, l’unico, nel verbale) e altri”.

Anche il racconto di cosa è accaduto al Notr3 resta nebuloso: “Ad un certo punto all’interno dell’aria fumatori ho incontrato Rosolino (lo chiama ancora una volta per nome)… ci siamo allontanati per parlare ma lui li mi ha colpito e sono svenuto”. Tornando sulla pistola spiega che “era a salve, l’ho buttata in via Enrico Albanese in uno dei cestini lungo la via“. Dell’arma non c’è traccia, così come di quella con cui il fratello diciassettenne ha confessato di avere ucciso Celesia.

“Non sapevo che aveva una pistola”

Un fratello che spara e uccide e un altro preso a pugni che maneggia una pistola. Fatti che segnano nella drammatica notte. Eppure, mette a verbale il ventitreenne, “sono arrivato a casa alle 4:00, intorno alle 6:00 è arrivato mio fratello ma in questo lasso di tempo non ho parlato con nessuno. Ho comprato la pistola a salve da una persona che ho contattato tramite Telegram. Non sapevo che mio fratello aveva una pistola. Non ricordo se sono stato io a toglierla di mano a mio fratello o lui a passarmela. Non ricordo chi era con me quella sera”, compresi coloro che sono arrivati armati di bastone e rastrello. Troppi vuoti che secondo la Procura e gli agenti della squadra mobile non possono trovare giustificazione nell’alcool bevuto in discoteca, né nello stordimento per le botte ricevute.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI