PALERMO – Il movente e le complicità. Sono i due temi che vengono scandagliati per ricostruire tutta la verità sull’omicidio di Paolo Taormina, ucciso mentre lavorava al pub di famiglia nella notte fra sabato e domenica scorsi.
L’obiettivo è accertare se Gaetano Maranzano, reo confesso del delitto, abbia organizzato un agguato. Era andato in via Spinuzza con l’obiettivo di assassinare il ventenne? Il colpo di pistola alla nuca sparato a bruciapelo, dopo che il giovane era già stato colpito con una bottiglia di vetro in testa, fa pensare alla macabra dinamica di un’esecuzione.
I messaggi social nel racconto di Maranzano
Nel corso dell’interrogatorio davanti ai pubblici ministeri Maurizio Bonaccorso e Ornella Di Rienzo, Maranzano ha raccontato che tre mesi fa Taormina avrebbe rivolto avances e apprezzamenti a sua moglie sui social. Circostanza tutta da verificare anche perché l’assassino sostiene di avere cancellato tutti i messaggi.
Durante la serata trascorsa nel locale “O Scruscio” si è visto comparire davanti Taormina che lo ha rimproverato per una la lite scoppiata ai tavolini. Ed è ora che, ha aggiunto Maranzano, lo ha riconosciuto e in un momento di rabbia lo ha assassinato. Silenzio su tutto il resto. A cominciare dalla presenza e dal ruolo degli amici. Maranzano non ha fatto nomi.
Eppure uno di loro, pure lui residente allo Zen, ha colpito la vittima alla testa con una bottiglia di vetro rotta prima che venisse esploso il colpo mortale di pistola alla nuca. Vista la dinamica e la rapidità dei gesti appare come un’esecuzione. Ecco perché la tesi del delitto d’impeto verrebbe messa in discussione.
La fuga dopo l’omicidio Taormina
Dopo l’omicidio Maranzano e tre amici sono fuggiti, prima a piedi e poi in auto in direzione Zen (l’ultimo fotogramma conferma il passaggio in via Niscemi). Le immagini delle telecamere hanno filmato la scena del delitto.

Il volto di Maranzano è riconoscibile. Il resto lo ha fatto la comparazione dei vestiti sequestrati a casa dell’assassino, in via Nino Geraci, nel rione Cruillas, e le pacchiane collane dorate con ciondoli che riproducono il volto di Gesù, pistole e scritte King con tanto di corona.

Impossibile non riconoscerle. Sono state trovate a casa dell’amico, allo Zen. Ed è scattato il fermo di Maranzano disposto dalla Procura diretta da Maurizio de Lucia per l’omicidio di Paolo Taormina che avrebbe compiuto 21 anni fra qualche mese. Su movente e altre complicità si continua ad indagare.

