PALERMO – È il 14 marzo 2024, poco più di un mese dopo che a Desiree Farinella è stato revocato l’incarico di dirigente medico dell’Ospedale dei Bambini. La revoca risale al 2 febbraio e porta la firma del neo commissario Walter Messina. Fu uno dei suoi primissimi atti, poche ore dopo l’insediamento.
Quel giorno di marzo Messina convoca Farinella nella sua stanza. Il medico, come è accaduto in precedenza – il 5 febbraio aveva già denunciato alla Procura di Palermo di essere rimasta vittima di un’ingiustizia che sa di complotto – registra la conversazione.
Il caso e l’ispezione
La vicenda era nata dalla lettera che la mamma di una piccola paziente aveva inviato a Repubblica per segnalare i disservizi nel reparto di Nefrologia. Gli ispettori inviati dal ministero e i carabinieri del Nas non troveranno riscontri. Nel frattempo la responsabilità ricade interamente sulla testa del dirigente medico del ‘Di Cristina’, senza mai chiamare in causa il responsabile del Reparto.
Farinella viene trasferita all’unità di staff del Civico, da cui il ‘Di Cristina’ dipende, ed è in questa veste che viene convocata dal manager. “Sono molto abbattuta, ho vissuto un periodo da incubo, penso che lei sia un essere umano quindi potrà sicuramente capirmi”, esordisce Farinella. Messina le contesta di avere firmato una delibera e convocato una riunione, pur avendo perso l’incarico di dirigente. Farinella dissente. Non c’è alcuna delibera che ha fatto venire meno le sue prerogative.
“Poi l’altra cosa che le ho detto è di stare tranquilla e di abbassare i toni lei deve partecipare alle riunioni che le competono”, aggiunge il manager. “Perché questo svuotamento di funzioni?”, incalza Farinella.
“Non trovo che stiamo svuotando assolutamente nulla, stiamo riconducendo tutto al normale, di normale c’era ben poco in tutta questa storia – risponde il manager -. Comprendo che lei tutta questa cosa non l’ha assolutamente digerita ma soprattutto non ha nessuna intenzione di digerirla. Io entro in questa situazione e cerco di ristabilire le regole a quanto pare le regole forse non stanno bene ma io sono una persona che va in ossequio specifico da quello che è previsto dalle norme”. I toni si scaldano. Farinella invita il manager a spegnere la sigaretta e non alzare il dito quando si rivolge a lei. Messina risponde chiedendole di abbassare la voce.
Messina, dunque, sostiene che la nomina di Farinella a dirigente del ‘Di Cristina’ sia nulla ed è per questo che le è stato revocato l’incarico. Anche questo aspetto il medico contesta nell’esposto in Procura.
“Facciamo passare questa burrasca”
“Glielo posso dare un consiglio al fine di evitare l’ulteriore alimentazione di questo fuoco acceso che vorrei assolutamente fare acquietare – è ancora Messina a parlare -. Io le dico prima di fare una cosa cerchi davvero un momento di riflessione in più”. Farinella non ci sta, l’unica rimasta in silenzio è stata proprio lei. “Ho sentito parlare i giornali”, risponde Messina.
“Facciamo passare questa burrasca e poi ci risediamo di nuovo a discutere, non dia l’occasione a nessuno di metterci in difficoltà perché le persone non stanno aspettando altro che attaccare lei e me .- aggiunge – mi sembra il caso di mantenere un attimo di riservatezza su tutta questa cosa le sto dicendo impostiamo il rapporto, restare in questo momento calmi e ci rivediamo subito dopo”.
Ed è ora che Farinella con le lacrime agli occhi risponde di essere lei la vittima di un gioco sporco. Qualcuno, infatti, le avrebbe anticipato l’epilogo. Racconta al manager dell’incontro con l’allora direttore sanitario Gaetano Buccheri e con l’onorevole di Forza Italia Gaspare Vitrano (Farinella parla genericamente di un “politico”).
“Io sono pronta a denunciare lui e tutti gli altri che le stanno attorno se lei mi dice determinate cose”, risponde Messina. Dopo quell’incontro Farinella non ha più parlato con Messina. Nessuno l’ha convocata per ulteriori chiarimenti, nonostante la delicatezza delle sue affermazioni.
L’inchiesta
Buccheri e Vitrano sono finiti sotto inchiesta per violenza privata. Mediante minaccia avrebbero detto a Farinella che era meglio mettersi in malattia per 15 giorni “prospettandole in caso contrario la rimozione d’ufficio dall’incarico”.
Il direttore sanitario Buccheri nel colloquio registrato da Farinella diceva: “C’è la Volo (l’assessore regionale alla Sanità, Giovanna Volo ndr) che insiste”, perché “il presidente (Renato Schifani, ndr) deve dare una risposta”. Vitrano rilanciava: “Stai salvando il presidente, non me. Il presidente ci ha fatto una figura di m…” di fronte all’opinione pubblica. Il 31 gennaio Vitrano e Buccheri sapevano che Messina sarebbe stato scelto come manager e avrebbe adottato il provvedimento di revoca senza prendere tempo come aveva fatto l’uscente Roberto Colletti. ASCOLTA GLI AUDIO
Non erano i soli ad avere messo in allarme Farinella. Una misteriosa donna, senza che la conoscesse l’aveva chiamata al telefono, presentandosi come amica dell’assessora Volo: “Giovanna mi ha detto che se si mette 15 giorni in ferie, non c’è nessun problema. Questa cosa viene dimenticata in un secondo e non c’è nessun provvedimento e lei rimane al posto suo”. Anche perché “mi ha detto che è dispiaciutissima e che è un’assurdità quello che sta succedendo”.
Nello strano intreccio di incontri e telefonate prima ancora si era fatto avanti anche un collega della dottoressa Farinella, Benedetto Trobia, in servizio all’assessorato. Aveva suggerito “un’uscita di scena spontanea per una quindicina di giorni”. Farinella ha scelto di non piegarsi e di denunciare. Messina sosteneva che ci fossero delle irregolarità amministrative dietro la revoca, Farinella la considera una punizione ingiusta e insensata.
Il 12 marzo, Calogero Comparato, direttore della Cardiologia pediatrica del Di Cristina, “consigliò” alla dottoressa di “andare via” dal Di Cristina. Era ancora giovane e aveva sentito dire “cose brutte” sul suo futuro lavorativo.
Il direttore di un dipartimento l’aveva cercata per parlare. Comparato consigliava di mettersi d’accordo, non credeva che la riappacificazione potesse avvenire per mezzo della via giudiziaria. Anche perché quel direttore “è la mafia qua dentro”. Ritenevano che ci fosse un disegno politico. Per la sua successione davano per favorita Stefania Bonfante, che oggi occupa il posto che fu di Farinella.
LA LETTERA: IO E LA VICENDA DELLA DOTTORESSA

