Palermo, ricorso respinto: la palestra Virgin resta sequestrata

Palermo, ricorso respinto: la palestra Virgin resta sequestrata

Tempi della giustizia "eccessivi". Impossibile rispettare l'ultimatum del 31 dicembre, ma il giudice suggerisce una strada

PALERMO – I locali che ospitano la palestra Virgin, a Palermo, restano sotto sequestro. Il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato ha respinto la richiesta avanzata dalla difesa di Filippo Basile, proprietario degli immobili. Il provvedimento era atteso per oggi ed è stato emesso.

Ciò significa che l’ultima carta rimasta alla difesa è un ricorso al Tribunale del riesame, ma è inevitabile che si sforerà l’ultimatum del colosso del fitness: locali pienamente disponibili entro il 31 dicembre oppure risoluzione del contratto di affitto.

Resta in ballo un’ipotesi, suggerita dal giudice, ma la cui praticabilità è tutta da verificare: fare funzionare la palestra a scartamento ridotto.

I due ricorsi precedenti

La Cassazione lo scorso mese di maggio aveva accolto uno dei due ricorsi presentati dall’avvocato Sergio Monaco, difensore di Basile, stabilendo che bastava la dichiarazione di inizio lavori e non il permesso a costruire per i lavori di ristrutturazione dei locali che un tempo ospitavano la Avantgarden.

Contestualmente, però, i supremi giudici avevano dichiarato inammissibile un secondo ricorso e cioè quello sull’aumento del carico urbanistico dovuto all’insediamento della Virgin. La Cassazione sottolineò che non rientrava nelle sue competenze e dunque rese definitivo il dispositivo del Riesame che nel gennaio precedente aveva dato ragione alla Procura.

Ed è proprio questo precedente giudicato che secondo il gip Pilato, impedisce il dissequestro “pur ribadendosi il convincimento circa l’insussistenza del periculum in mora e dell’assenza di un apprezzabile aggravamento del carico urbanistico preesistente”.

Tempi eccessivi

Il giudice contestualmente sottolinea “l’eccessivo prolungarsi della fase delle indagini preliminari nella permanenza di un sequestro che comporta una sostanziale frustrazione dei diritti della difesa”. Sono trascorsi 13 mesi e, scrive il giudice, “una volta escluso il pericolo di crollo originariamente paventato (è per questo che scattò l’iniziale sequestro ndr) si ritiene che la eccessiva durata del sequestro realizzi una oggettiva sproporzione fra le reali esigenze di tutela preventiva e ripercussioni pratiche scaturenti dalla totale paralisi di un attività produttive (dipendenti, depauperamenti aziendali eccetera)”.

Una possibile soluzione?

Il giudice suggerisce una strada sotto il profilo giuridico. L’aggravio del carico urbanistico è stato individuato dal pm e dal tribunale nel maggior sfruttamento delle opere di urbanizzazione (impianti fognari, viabilità eccetera) rispetto alla precedente palestra ospitata nei locali. A questo punto, scrive il gip, “ben potrebbe profilarsi la via dell’immediata ripresa delle attività attraverso una limitazione numerica dell’afflusso di pubblico ovvero mediante la limitazione delle attività sportive contemporaneamente praticabili onde contenere lo sfruttamento dei servizi entro il limite del carico urbanistico preesistente”.

Spetta a Virgin Active e a Basile capire se la strada sia praticabile. Se Virgin dovesse, legittimamente, decidere di lasciare Palermo sarebbe un grave danno per l’imprenditore, per la società e per i dipendenti che perderebbero il lavoro. “Un provvedimento che lascia perplessi e amareggia. In ballo c’è la vita e il lavoro delle persone”, commenta l’avvocato Sergio Monaco.


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